giovedì 1 dicembre 2011

La verità rende liberi?





Libertà è la libertà di dire che 2+2=4” così si esprimeva Winston Smith, protagonista del romanzo di George Orwell “1984”. La frase può sembrare banale o anche paradossale: infatti se consideriamo la libertà come fare ciò che si vuole, perchè ci sarebbe libertà nel dire che due più due fa quattro, ovvero in una cosa che si può definire ovvia e canonica, quindi in qualche modo conformista?
La risposta arriva sempre dal libro e per capirla dobbiamo tener conto di un altro aspetto che la frase citata contiene implicitamente e cioè che 2+2=4 è la verità; si potrebbe dunque riformulare la frase con “Libertà è la libertà di dire la verità”. Credo sia possibile dire che tutto il romanzo orwelliano(o almeno una gran parte) gira intorno alla verità o meglio alla sua compromissione o negazione. Non è un caso che Winston lavori al Ministero della Verità il cui compito è in definitiva di mentire ma attenzione, non solo e non tanto nel senso di inventare bellamente, bensì nel senso di reinterpretare i fatti, gli avvenimenti e addirittura i dati secondo quanto viene indicato dal Partito o dal Grande Fratello. Lo scopo da raggiungere è duplice: fare in modo di convincere ogni persona che tutto è sempre stato uguale a dispetto dei cambiamenti che pure sono sotto gli occhi di tutti e in secondo luogo di convincere che ci sia benessere. I vantaggi di quest'ultimo scopo sono facilmente intuibili, più difficile è capire il perchè del primo; in effetti far credere al popolo e agli stessi membri del partito, che nulla cambia è un modo per evitare che la gente possa pensare: infatti il cambiamento implica un esercizio mentale, che potrebbe portare a delle domande che sarebbero pericolose per il potere costituito. Un'altra spiegazione ci viene direttamente dal romanzo, in particolare dal libro “Teoria e prassi del colletivismo oligarchico” che l'eversivo Goldstein ha scritto, in cui spiega il funzionamento del partito. La spiegazione prende in considerazione uno dei 3 slogan del Partito (scritti peraltro sulle mura del Ministero della Verità) ovverro “L'ignoranza è forza”: infatti alterando il passato si evita il confronto con il presente e si mantiene la credenza dell'infallibilità del Partito.
L'alterazione della verità è anche espressa nel concetto del bipensiero, cioè la capacità di dire una cosa e allo stesso tempo il suo contrario, minando quindi il concetto di verità alle fondamenta ovvero annientando il principio di non contraddizione. Un meccanismo del bipensiero è indicato con la parola nerobianco vale a dire la possibilità di dire una cosa o il suo contrario a seconda dei casi; la valenza stessa della parola è duplice: positiva se attribuita a un sostenitore del Partito in quanto attitudine a dire che il nero è bianco o viceversa a seconda dei dettami del partito, e negativa se attribuita a un ribelle in quanto indica una menzogna spudorata. Ci sono molte altre considerazioni sul bipensiero e su altri argomenti che però non esprimo per evitare di complicare ancor più le cose e soprattutto per non svelare troppi particolari a chi ancora non ha letto il libro. Comunque anche da questa estrema sintesi si può capire il significato della frase con cui ho cominciato: infatti dire che 2+2=4 anche se il Partito dice che 2+2=5 significa riportare la verità in un mondo fondato sulla menzogna e significa anche dimostrare la fallibilità del Partito e da lì derivano tutte le opportunità che sono precluse come per esempio avere un confronto, avere una propria opinione, avere la possibilità di cambiare, insomma tutte quelle libertà che sono presenti, o dovrebbero esserlo, in un regime democratico e che sono pericolose in un regime totalitario. Nei regimi totalitari infatti la menzogna è sempre presente; nel descrivere le attività del Ministero delle Verità Orwell aveva in menta la situazione dell'Unione Sovietica, dove si diceva che tutte le più grandi invenzioni o scoperte della storia erano state fatte dai russi o da Stalin in persona.
La menzogna è comunque presente in tutti i regimi totalitari, o che aspira(va)no al totalitarismo, come il fascismo italiano: per esempio nei giornali e in tutti gli altri strumenti di informazione quali giornaliradio, cinegiornali ecc. era pressochè inesistente la cronaca nera, questo per dare l'immagine di un regime che riusciva a garantire l'ordine. Per questo ed altri motivi la menzogna ha un ruolo importante nella propaganda di tutti i generi. Ciò è evidente nel mondo distopico di Orwell ma anche nei regimi realmente esistiti o esistenti. Questa cosa viene detta anche da diversi filosofi come Simone Veil o Hanna Arendt. In particolare secondo la Arendt il problema non è tanto la menzogna in quanto tale ma la menzogna deliberata. La menzogna è sempre stata un'azione politica, ma quando un governo o un regime la usa in modo strutturato e la menzogna diventa dominante, la verità cessa di esistere e questo è proprio quello che accade nei regimi totalitari. La Arendt dice un'altra cosa interessante e cioè che solo in un sistema dominato dalla menzogna deliberata la verità diventa azione politica(negli altri casi è una virtù) e inoltre la menzogna deliberata non può mai diventare verità; qui ci si ricollega al 2+2=4 espresso da Orwell: la verità è quella, anche se il Partito dice che 2+2=5, ma se tutti ne entrassero in possesso per il Partito sarebbe la fine quindi l'unico modo per sopravvivere è negare la libertà di dire la verità poichè “Libertà è libertà di dire che 2+2=4. Se è concessa questa libertà ne conseguono tutte le altre

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