sabato 26 maggio 2012

Raymond Aron e la Guerra Fredda- Parte I

In Il grande dibattito introduzione alla strategia atomica[1], Aron presenta le linee chiave della sua riflessione sulla Guerra Fredda: dal rapporto tra russi e americani, a quello tra americani ed europei; dall’ambizione francese di diventare terza forza nucleare, indipendente dalle altre due, all’evoluzione delle scoperte in campo atomico; dalla teoria strategica al ruolo, della dissuasione o deterrenza.
     Aron era, nel periodo della stesura di questa opera, professore universitario a Parigi ed importante giornalista; Il grande dibattito nasce come raccolta di lezioni «sul tema dell’influenza degli armamenti nuovi sulle relazioni internazionali»: Aron fu il primo che tenne un corso  di questo genere in Francia, nell’anno accademico 1962-63.
     Il periodo trattato dal sociologo francese è quello compreso tra il 1945, anno dell’esplosione inaspettata delle due bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, al 1960; questo arco di tempo può essere a sua volta suddiviso in tre parti: la prima comprende gli anni compresi tra il 1945 e il 1950; la seconda fase copre il periodo 1950-1957; l’ultima riguarda gli anni tra il 1957 ed il 1960.
     La prima fase, dal 1945 al 1950, vide una netta superiorità degli U.S.A. sull’U.R.S.S.: gli Stati Uniti detenevano il monopolio non solo delle bombe atomiche, ma anche dei mezzi di trasporto militari, detti vettori. La superiorità americana sulle armi nucleari, costringeva i sovietici ad essere più potenti sugli armamenti classici e ad adottare una strategia aggressiva, convinti che gli avversari non avrebbero mai attaccato, perché sconveniente; gli Stati Uniti utilizzavano la loro superiorità nucleare come strumento di difesa, o meglio di dissuasione: tutto l’apparato atomico serviva in qualità di deterrente.
     L’era della dissuasione unilaterale si chiuse nel 1953-54: i russi riuscirono a riprodurre la loro prima bomba atomica e a raggiungere così gli americani; nella seconda fase presentata da Aron, la dissuasione non era più unilaterale ma reciproca e diretta. Erano gli anni della guerra di Corea, conclusasi con un risultato nullo, esattamente come era iniziata, e con una forte critica dell’opinione pubblica americana.
     L’ultimo periodo, dal 1957 al 1960, vide una apparente superiorità da parte della Russia, in grado di fabbricare il primo missile sputnik e mettere sotto pressione gli Stati Uniti, che per la prima volta dopo la conclusione della Seconda Guerra Mondiale, si mostravano non solo indietro rispetto all’U.R.S.S., ma anche sotto tiro e non più così invulnerabili: da qui la necessità di porre sempre più basi missilistiche in Europa, con la conseguente rivendicazione di indipendenza da parte della Francia, unica grande potenza europea uscita dal conflitto con forze sufficienti per assumere un ruolo chiave negli anni successivi. A ciò bisogna aggiungere la grande ambizione francese, abituata da sempre ad essere al centro della scena, e la determinazione del suo capo di stato De Gaulle, deciso a far occupare ai transalpini il ruolo che la loro lunga storia aveva loro consegnato.
     Prima di approfondire il rapporto tra statunitensi ed europei, è opportuno chiarire alcuni importanti concetti: con strategia contro-forza intenderemo la strategia volta a colpire i mezzi del nemico, detta anche first strike, primo colpo; con strategia contro-città, o second strike, si intende invece la possibilità di colpire solo le città o le risorse del nemico, perché i suoi mezzi sono invulnerabili; escalation vuol dire scalamento agli estremi con rischio di conflitto nucleare.


[1]    Raymond A., Il grande dibattito Introduzione alla strategia atomica, il Mulino, Bologna, 1965


>>FEDE

Nessun commento:

Posta un commento