mercoledì 30 maggio 2012

Verso euro 2012: Spagna

STORIA

La "Furia Roja", attualmente campione d’Europa e del Mondo in carica, si trova al vertice della classifica FIFA. Le suddette sono le vittorie più prestigiose, assieme all’europeo del ’64, che la nazionale spagnola ha conseguito dal 1920 ad oggi.


Sorse nel 1920, in occasione della partecipazione ai giochi olimpici di Anversa: esordì il 28 agosto dello stesso anno al La Butte di Bruxelles contro la Danimarca vincendo per 1-0 con gol di Patricio, che divenne primo marcatore della storia della sua Nazionale

Nel 1921 la Spagna disputò la prima partita internazionale in casa, battendo il Belgio 2-0 a Bilbao

Non partecipò ai Mondiali del 1930, ma fece il suo esordio nella competizione soltanto ai Mondiale del 1934, dove raggiunse i quarti di finale, venendo sconfitta 1-0 dall'Italia nella gara di ripetizione, dopo che il primo incontro si era concluso 1-1.


Nel Mondiale del 1950 ottiene il suo migliore risultato, un quarto posto. Dopo un periodo di crisi la Spagna si qualificò all'Europeo del '60. Dopo aver superato il primo turno e aver battuto per 7-2 la Polonia agli ottavi di finale, la Spagna si rifiutò per motivi politici, su pressione del dittatore Francisco Franco, di competere contro l'URSS, che fu la vincitrice di quell'edizione.

La prima vittoria di spicco avvenne nel campionato europeo del 1964, giocato in casa, la Spagna poteva contare su una grande squadra, composta, tra gli altri, da Luis Suarez (militante all’epoca nella" Grande Inter " del Mago Herrera ) . Quella compagine, che nelle qualificazioni aveva superato Romania, Irlanda e Irlanda del Nord, eliminò in semifinale la temibile Ungheria battendola per 2-1 e conquistò il primo trofeo della storia calcistica spagnola sconfiggendo l'URSS per 2-1 nella finale di Madrid davanti a 125.000 persone che gremivano il Santiago Bernabeu

Dal 1966 al 1980 la nazionale spagnola attraversò un periodo buio. Con la partenza del condottiero Josè Villalonga la Spagna entrò in una fase caratterizzata da prestazioni altalenanti e deludenti, un quindicennio che vide gli iberici assenti da tutte le competizioni internazionali, ad eccezione del campionato d'Europa 1968.

Il Mondiale 1982 si giocò proprio Spagna e per la prima volta nella storia del torneo vide la partecipazione di 24 squadre. Malgrado le grandi aspettative riposte sulla nazionale di casa, le Furie Rosse non riuscirono a lasciare il segno.


Nel 1984 le Furie Rosse raggiunsero in maniera rocambolesca la finale del campionato d’Europa dove trovarono la Francia, guidata da Michel Platinì. Malgrado la vittoria francese per due marcature a zero, la Spagna ottenne il secondo miglior risultato di sempre sotto la guida di Miguel Munoz. Lo stesso portò, la nazionale iberica, alla qualificazione mondiale nell’86 venendo poi eliminata dal Belgio ai quarti e all’Europeo dell’88 dove non supero neppure la fase a gironi.



Negli anni ’90 sotto diverse guide tecniche del calibro di Luis Suarez, Vicente Miera e Javier Clemente la Spagna raccolse ben poche vittorie: solamente una medaglia d’oro nel 1992, cui seguirono eliminazione ai quarti sia nel Mondiale ’94 che in Euro ’96. A France ’98, raggiunse l’apice dei risultati negativi con un pessimo mondiale senza ottenere neppure il passaggio del girone eliminatorio (risultato eclatante data la presenza di giocatori del valore di Fernando Hierro, Luis Enrique, Fernando Morientes e Raul).

A EURO 2000 vinse il girone e approdo ai quarti di finale dove venne eliminata ancora una volta dalla Francia, che la batté per 2-1. Raúl fallì un rigore negli ultimi minuti del match.

La Spagna si qualificò molto facilmente per il campionato del mondo 2002 e fronteggiò nel gruppo B  Slovenia, Paraguay e Sudafrica. La squadra di Camacho cominciò per il verso giusto, battendo per 3-1 Slovenia e Paraguay e confermandosi nell'ultima partita contro il Sudafrica (3-2). Vinto il girone con nove punti, agli ottavi di finale affrontò l'Irlanda in una partita emozionante e combattuta. Ai quarti contro i padroni di casa della Corea del Sud allenati dall'esperto Guus Hiddink, che agli ottavi avevano eliminato l'Italia con un golden goal ( siglato dal famoso Ahn che poi venne cacciato dal Perugia del mitico presidente Gaucci), la Spagna fu eliminata ai rigori dopo lo 0-0 dei 120 minuti di gioco. Tuttavia non mancarono gli episodi in cui la Corea del Sud parve favorita dall'arbitro, due gol regolari annullati agli spagnoli.


Ai Mondiali di Germania del 2006 (vinti dai nostri azzurri!), guidata da Luis Aragonés fu inserita nel gruppo H con Ucraina, Arabia Saudita e Tunisia. Dopo aver disputato un ottimo primo turno (9 punti su 9 disponibili), fu eliminata negli ottavi di finale dalla Francia (1-3 il risultato finale), confermatasi bestia nera degli iberici nelle manifestazioni ufficiali.

Il 2008 si apre un periodo di successi per le Furie Rosse. Al campionato d'Europa 2008,la Spagna domina su tutti con una formazione che è una delle migliori di sempre per la qualità, fantasia e forza fisica. Perfetto mix tra veterani e giovani affermati (i vari Puyol,Fabregas, Xavi, Torres, Sergio Ramos, David Silva David Villa) guidata dai gol di David Villa, la formazione di Aragonés vinse il proprio raggruppamento davanti a Russia, Svezia e Grecia con tre vittorie, qualificandosi per i quarti di finale, dove batté l'Italiadopo i calci di riogre e in semifinale ebbe la meglio ancora contro i russi, battuti nettamente per 3-0. Nella sua prima finale dopo 24 anni affrontò la Germania e vinse per 1-0 grazie al gol di Fernando Torres,tornò a vincere il torneo dopo 44 anni di attesa.

Il centrocampista Xavi fu eletto miglior giocatore del torneo e l'attaccante David Villa fu capocannoniere con 4 gol. La vittoria in campo europeo issò la Spagna al primo posto della Classifica mondiale della FIFA del luglio 2008.


Nel 2010 replica la serie di successi qualificandosi al Mondiale Sudafricano sotto la Guida di Vicente del Bosque ( allenatore molto esperto e quadrato). L’avventura comincia con una sconfitta rimediata dalla Svizzera, che verrà poi dimenticata con i successi su Honduras (doppietta David Villa) e sulla sorpresa Cile del Loco Bielsa e di Alexis Sanchez ( David Villa e Iniesta).



Superato il girone le Furie Rosse eliminano Portogallo, Paraguay e Germania (sempre col risultato 1-0) grazie alle reti di Villa (2) e Puyol. Approda in finale contro gli oranje (Olanda), guidati dai vari Snejider, Robben, Van Persie, Kuyt, Van Bommel contro i quali vince ancora per una rete a zero (siglata da Iniesta a 4 minuti dallo scadere dei supplementari) conquistando così il suo primo Titulo mondiale

La nazionale spagnola diventa così la prima nazionale in assoluto capace di centrare il double Coppa d'Europa-Coppa del mondo (nell' ordine) nel giro di due anni.

IL CAMMINO VERSO EURO 2012

La nazionale spagnola sarà la prima avversaria dei nostri Azzurri il prossimo 10 Giugno; oltre all’Italia il gruppo C comprende anche Irlanda e Croazia. Ha ottenuto la qualificazione vincendo otto partite su otto, segnando 26 reti e subendone 6, a conferma dell’ottimo status di salute e della macchina quasi perfetta che la rende ad oggi una delle pretendenti al titolo europeo.

I campioni del mondo in carica si presenteranno (stando alle ultime indiscrezioni e totoconvocazioni) con una rosa molto competitiva , la cui ossatura è basata essenzialmente da giocatori di Barcellona e Real Madrid (non è una novià!) con qualche innesto di lusso proveniente dal campionato inglese.

Le novità partono con le grandi assenze, quella dello storico capitano ( sia della nazionale che del Barca) Charles Puyol e quella del cannoniere David Villa ( recordman con i suoi 51 goal in nazionale con i quali ha superato un signore nominato Raul Gonzalez Blanco) entrambi per infortunio. Particolarmente grave l’ingiuria che ha subito l’attaccante (rottura tibia e perone) che ha tenuto e terrà " El Guaje" lontano dai campi di gioco ancora per un po’.

I volti nuovi o quasi saranno Jordi Alba ( Valencia) centrocampista, Javi Martinez ( Athletic Bilbao) possente centrocampista centrale di 1,93m, Juanfran (attaccante dell’Athletico) e Alvaro Negredo (8 presenze e 5 goal) dal Siviglia.

Consolidato sarà il trio di portieri, composto da Iker Casillas, Pepe Reina e Victor Valdes.

Il reparto difensivo, depauperato del capitano, non mancherà di forza ed esperienza con Sergio Ramos, Gerard Pique, Alvaro Arbeloa e Raul Albiol.

Il centrocampo è il punto di forza di questa nazionale con le geometrie di Xabi Alonso, la fantasia di David Silva (metronomo dei neo-campioni d’Inghilterra) ed Iniesta, la classe di Fabregas e Xavi da Barcellona e la corsa di Jesus Navas - Santi Cazorla. Completano il reparto centrale Sergio Busquets e Javi Martinez.

Il reparto offensivo avanzato è composto dai colossi Alvaro Negredo, Fernando LLorente (in forza all’Athletic Club de Bilbao, con il quale ha disputato una stagione eccellente) simili per caratteristiche fisiche. Oltre a loro," El Nino" Torres sarà l’uomo da cui guardarsi. Da quando è approdato al Chelsea non si è mai riconfermato come aveva fatto al Liverpool e all’Athletico Madrid, eccetto qualche recente lampo isolato; sarà Euro 2012 la sua resurrezione??

Juanfran (Athletico), Juan Mata fresco di vittoria della Champions League( Chelsea) e Pedro Rodriguez(Barcellona) sono gli altri tre attaccanti (esterni) convocati da Del Bosque.

A mio avviso è una rosa insuperabile a centrocampo con un collettivo davvero completo, ma che vede gli esterni di difesa e l’attacco privo di un vero bomber i punti deboli (se così possiamo e vogliamo definirli!).

Saranno ancora carichi e affamati di vittorie dopo il Mondiale 2010 e l’Europeo 2008 oppure si presenteranno a pancia piena, spocchiosi dei loro risultati facendo una pessima figura???

Riusciranno quindi a difendere il titolo ???

 

Si accettano scommesse! Io scommetto sulla resurrezione di Torres

http://www.facebook.com/l.php?u=http%3A%2F%2Fwww.youtube.com%2Fwatch%3Fv%3DwwmmahlzBs4%26feature%3Drelated&h=PAQFKH8yQ

RISULTATI DELLA SPAGNA AGLI EUROPEI

euro '64: SF Spagna-Ungheria 2-1 dts
F Spagna-URSS 2-1

euro '80: I gir. Italia-Spagna 0-0
II gir. Belgio-Spagna 2-1
III gir. Spagna- Inghilterra 1-2

euro '84: I gir. Spagna-Romania 1-1
II gir. Spagna-Portogallo 1-1
III gir. Germania Ovest-Spagna 0-1
SF Danimarca-Spanga 1-1 (4-5 dcr)
F Francia-Spagna 2-0

euro '88: I gir. Danimarca-Spagna 2-3
II gir. Italia-Spagna 1-0
III gir. Germania Ovest-Spagna 2-0

euro '96: I gir. Spagna-Bulgaria 1-1
II gir. Francia-Spagna 1-1
III gir. Romania-Spagna 1-2
QF  Spagna-Inghilterra 0-0 (2-4 dcr)

euro 2000: I gir. Spagna-Norvegia 0-1
II gir. Slovenia-Spagna 1-2
III gir. Jugoslavia-Spagna 3-4
QF Spagna-Francia 1-2

euro 2004: I gir. Spagna-Russia 1-0
II gir. Grecia-Spagna 1-1
III gir. Portogallo-Spagna 1-0

euro 2008: I gir. Spagna-Russia 4-1
II gir. Svezia-Spagna 1-2
III gir. Grecia-Spagna 1-2
QF Spagna-Italia 0-0 (4-2 dcr)
SF Russia-Spagna 0-3
F Germania-Spagna 0-1

Andrea G.

sabato 26 maggio 2012

Raymond Aron e la Guerra Fredda- Parte I

In Il grande dibattito introduzione alla strategia atomica[1], Aron presenta le linee chiave della sua riflessione sulla Guerra Fredda: dal rapporto tra russi e americani, a quello tra americani ed europei; dall’ambizione francese di diventare terza forza nucleare, indipendente dalle altre due, all’evoluzione delle scoperte in campo atomico; dalla teoria strategica al ruolo, della dissuasione o deterrenza.
     Aron era, nel periodo della stesura di questa opera, professore universitario a Parigi ed importante giornalista; Il grande dibattito nasce come raccolta di lezioni «sul tema dell’influenza degli armamenti nuovi sulle relazioni internazionali»: Aron fu il primo che tenne un corso  di questo genere in Francia, nell’anno accademico 1962-63.
     Il periodo trattato dal sociologo francese è quello compreso tra il 1945, anno dell’esplosione inaspettata delle due bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, al 1960; questo arco di tempo può essere a sua volta suddiviso in tre parti: la prima comprende gli anni compresi tra il 1945 e il 1950; la seconda fase copre il periodo 1950-1957; l’ultima riguarda gli anni tra il 1957 ed il 1960.
     La prima fase, dal 1945 al 1950, vide una netta superiorità degli U.S.A. sull’U.R.S.S.: gli Stati Uniti detenevano il monopolio non solo delle bombe atomiche, ma anche dei mezzi di trasporto militari, detti vettori. La superiorità americana sulle armi nucleari, costringeva i sovietici ad essere più potenti sugli armamenti classici e ad adottare una strategia aggressiva, convinti che gli avversari non avrebbero mai attaccato, perché sconveniente; gli Stati Uniti utilizzavano la loro superiorità nucleare come strumento di difesa, o meglio di dissuasione: tutto l’apparato atomico serviva in qualità di deterrente.
     L’era della dissuasione unilaterale si chiuse nel 1953-54: i russi riuscirono a riprodurre la loro prima bomba atomica e a raggiungere così gli americani; nella seconda fase presentata da Aron, la dissuasione non era più unilaterale ma reciproca e diretta. Erano gli anni della guerra di Corea, conclusasi con un risultato nullo, esattamente come era iniziata, e con una forte critica dell’opinione pubblica americana.
     L’ultimo periodo, dal 1957 al 1960, vide una apparente superiorità da parte della Russia, in grado di fabbricare il primo missile sputnik e mettere sotto pressione gli Stati Uniti, che per la prima volta dopo la conclusione della Seconda Guerra Mondiale, si mostravano non solo indietro rispetto all’U.R.S.S., ma anche sotto tiro e non più così invulnerabili: da qui la necessità di porre sempre più basi missilistiche in Europa, con la conseguente rivendicazione di indipendenza da parte della Francia, unica grande potenza europea uscita dal conflitto con forze sufficienti per assumere un ruolo chiave negli anni successivi. A ciò bisogna aggiungere la grande ambizione francese, abituata da sempre ad essere al centro della scena, e la determinazione del suo capo di stato De Gaulle, deciso a far occupare ai transalpini il ruolo che la loro lunga storia aveva loro consegnato.
     Prima di approfondire il rapporto tra statunitensi ed europei, è opportuno chiarire alcuni importanti concetti: con strategia contro-forza intenderemo la strategia volta a colpire i mezzi del nemico, detta anche first strike, primo colpo; con strategia contro-città, o second strike, si intende invece la possibilità di colpire solo le città o le risorse del nemico, perché i suoi mezzi sono invulnerabili; escalation vuol dire scalamento agli estremi con rischio di conflitto nucleare.


[1]    Raymond A., Il grande dibattito Introduzione alla strategia atomica, il Mulino, Bologna, 1965


>>FEDE

martedì 22 maggio 2012

Verso Euro 2012: ITALIA


La storia

Nonostante siano la seconda potenza calcistica dopo il Brasile per numero di mondiali vinti, gli Azzurri hanno storicamente uno scarso feeling con i Campionati Europei. Scorrendo la lista dei risultati dell’Italia agli Europei, balzano all’occhio le tante, troppe mancate qualificazioni: su 13 edizioni, L’Italia ha disputato la fase finale sette volte (c’è da sottolineare però che dal 1960 al 1976 si qualificavano alla fase finale solo le prime quattro squadre). Per trent’anni l’approccio degli Azzurri agli Europei è stato senza mezze misure: spesso non si qualificavano (clamorosa l’eliminazione del 1984 quando l’Italia campione del mondo in carica concluse il girone di qualificazione con una sola vittoria in otto partite), ma quando lo facevano finivano sistematicamente (tre volte su tre, tra cui lo storico successo del 1968) tra le prime quattro. Dal 1996 con l’allargamento a 16 squadre gli Azzurri non hanno mai mancato una fase finale, ma con risultati abbastanza deludenti, se si eccettua la sfortunata finale del 2000.

L’unica squadra italiana capace di cogliere l’alloro continentale fu la nazionale di Ferruccio Valcareggi che nel 1968 risorse a sorpresa da quello che fu uno dei periodi più neri della storia del calcio italiano per poi arrendersi due anni dopo al mundial messicano soltanto di fronte all’invincibile Brasile di Pelé. Quell’anno l’Italia si qualificò per la prima volta alle semifinali battendo Romania e Svizzera nel girone e la Bulgaria ai quarti. Negli anni ’60 il calcio italiano, con Milan e Inter, aveva svolto un ruolo da assoluta protagonista in Coppa dei Campioni. La nazionale però arrivava da anni di insuccessi e dalla clamorosa eliminazione ad opera della Corea del Nord negli ultimi mondiali inglesi. In ogni caso potevamo contare su grandi giocatori: Albertosi e Zoff tra i pali, Burgnich e Facchetti in difesa, e poi De Sisti, Lodetti, Anastasi, Bulgarelli, Domenghini, Rivera, Mazzola, Riva, Prati. L’Italia venne scelta per ospitare la fase finale e poi sorteggiata in semifinale contro la corazzata sovietica. Fin da subito la fortuna arrise agli azzurri: la partita con i sovietici rimase bloccata sullo 0-0 per 120 minuti. Tutto si risolse con il sorteggio, e la monetina ci fu favorevole. In finale L’Italia andò subito sotto per un gol del fuoriclasse slavo Dzajic. Gli Azzurri, ancora a secco di gol fino a quel momento, subirono l’iniziativa della Yugoslavia e sembrarono incapaci di reagire ma a dieci minuti dal 90° arrivò il pareggio di Domenghini. Ancora una volta i supplementari non servirono a rompere la parità. La partita fu ripetuta due giorni dopo e la Yugoslavia crollò sotto i colpi degli Azzurri che dimostrarono una tenuta fisica nettamente superiore agli avversari e vinsero 2-0. 

Purtroppo quel trionfo era destinato a rimanere l’unico. L’Italia dovette aspettare di organizzare di nuovo la manifestazione per disputare un’altra fase finale: nel 1980 fu però il sorprendente Belgio a soffiarci la finale e gli Azzurri chiusero quarti. Nel 1988 subimmo poi la “vendetta” dei sovietici in semifinale, vent’anni dopo il fatale lancio della monetina. Anche dal 1996 in poi sono arrivate solo delusioni: l’eliminazione al primo turno, poi la beffa francese nella finale del 2000 giunta al termine di un torneo strepitoso giocato dagli Azzurri di Zoff, “il biscotto” tra svedesi e danesi che ci estromise dal torneo nel 2004. Per arrivare all’ottimo Europeo della squadra di Donadoni di quattro anni fa, interrotto solo ai calci di rigore contro i futuri campioni della Spagna.


Il cammino verso Euro 2012

L’Italia si è qualificata agevolmente agli europei di Polonia e Ucraina dominando il gruppo C con otto vittorie e due soli gol subiti in dieci partite. I risultati incostanti di Serbia e Slovenia, considerate inizialmente le favorite per la lotta al secondo posto, hanno dato via libera agli Azzurri che non hanno mai visto in discussione il primato nel girone e hanno permesso all’outsider Estonia di strappare una storica qualificazione ai play-off con soli 16 punti. I ragazzi di Prandelli hanno dimostrato sicuramente buona personalità nel gestire le partite, ottenendo spesso il massimo con il minimo sforzo, e una grande solidità difensiva. Qualche perplessità in più ha suscitato il reparto offensivo: alcune vittorie sono state davvero troppo sofferte considerato il valore degli avversari (le trasferte in Estonia e alle Far Öer, ma anche le due gare con la Slovenia). Aspetti positivi della gestione di Prandelli sono stati l’innesto di alcuni giovani e il recupero prezioso di alcuni giocatori che da tempo non vestivano l’azzurro, come Antonio Cassano riscopertosi goleador con la maglia della nazionale (6 goal, capocannoniere assoluto del girone di qualificazione).

Nel momento in cui scrivo è già stata annunciata la lista di trentadue giocatori pre-convocati che sarà ridotta dal ct Prandelli ai definitivi ventitré il 29 Maggio. Accanto a nomi consolidati che dovrebbero essere certi della convocazione (citerei Buffon e De Sanctis tra i portieri, Chiellini, Bonucci, Balzaretti, Abate in difesa, Pirlo, Marchisio, Nocerino, Thiago Motta a centrocampo), ci sono anche assolute novità e giocatori più o meno giovani sui quali è difficile fare previsioni circa la loro inclusione o esclusione nella lista ufficiale. C’è grande curiosità ad esempio sul nome di Marco Verratti, gioiellino classe ’92 del Pescara delle meraviglie di Zeman che potrebbe addirittura volare in Polonia senza aver mai giocato un minuto di serie A. Personalmente le mie perplessità sono sull’attacco, dove manca, Balotelli a parte, il nome di una punta di peso. Con Di Natale che sembra destinato a rivestire il ruolo di “riserva di lusso” e le seconde punte Giovinco e Cassano, sembra inevitabile che Prandelli confermi tra i ventitré almeno uno tra i giovani Mattia Destro e Fabio Borini, entrambi già navigati con l’under-21 di Ferrara.

Sarà questa la volta buona per gli Azzurri per ricucire un feeling che non c’è mai stato con i Campionati Europei? La scaramanzia è d’obbligo, però se la storia insegna che dopo un mondiale orribile viene un europeo trionfale … è lecito sperare!


Risultati dell’Italia agli Europei

Euro’68: SF Italia – URSS 0-0dts (Italia vince per sorteggio)
F Italia – Yugoslavia 1-1dts, ripetizione 2-0

Euro ’80: I gir. Spagna – Italia 0-0
II gir. Inghilterra – Italia 0-1
III gir. Italia – Belgio 0-0
F 3/4 Cecoslovacchia – Italia 1-1dts (9-8 ai rigori)

Euro ’88: I gir. Germania Ovest – Italia 1-1
II gir. Italia – Spagna 1-0
III gir. Italia – Danimarca 2-0
SF URSS – Italia 2-0

Euro ’96: I gir. Italia – Russia 2-1
II gir. Rep. Ceca – Italia 2-1
III gir. Germania – Italia 0-0

Euro 2000: I gir. Turchia – Italia 1-2
II gir. Italia – Belgio 2-0
III gir. Italia – Svezia 2-1
QF Italia – Romania 2-0
SF Italia – Olanda 0-0 dts (3-1 ai rigori)
F Francia – Italia 2-1dts (golden goal)

Euro 2004: I gir. Danimarca – Italia 0-0
II gir. Italia – Svezia 1-1
III gir. Italia – Bulgaria 2-1

Euro 2008: I gir. Olanda – Italia 3-0
II gir. Italia – Romania 1-1
III gir. Francia – Italia 0-2
QF Spagna – Italia 0-0dts (4-2 ai rigori)


/Fabio/

sabato 19 maggio 2012

Aristotele contro Hobbes

La dipendenza naturale nella Politica di Aristotele

La teoria dell’indipendenza naturale su cui insiste Rousseau si contrappone alla tradizione aristotelico-patriarcalistica, che presenta l’idea di una continuità tra il potere che i padri hanno sui figli e il potere politico.
Il patriarcalismo aristotelico poggia su tre basi:
·        La polis trae origine dalla famiglia;
·        La polis e la famiglia sono inserite all’interno dello stesso ordine finalistico;
·        Esiste una differenza qualitativa tra potere politico e potere paterno, basata sul fatto che il potere politico si esercita su liberi ed uguali mentre il potere paterno è di carattere regio, cioè basato sulla superiorità del padre nei confronti dei figli.
Aristotele pertanto vede una continuità finalistica tra famiglia e polis, ma una differenza qualitativa che i patriarcalisti non accettano: le teorie patriarcaliste si basano su una identità integrale fra potere paterno e potere politico esercitato su piccoli stati, sostenendo così una fondazione naturalistica del potere politico.
Per il filosofo di Stagira e per i patriarcalisti c’è una disuguaglianza naturale tra uomini, secondo la
quale alcuni sono più adatti ad obbedire, altri a comandare: in modo particolare ‹‹il maschio è per natura migliore, la femmina peggiore›› e c’è chi ‹‹partecipa alla ragione soltanto per quel che può coglierla, senza possederla interamente››. E’ quindi giusto per questi ultimi essere schiavi e porsi sotto il controllo di uomini per natura superiori.
Inoltre Aristotele ci fornisce anche la spiegazione della superiorità che i greci hanno sui barbari: i barbari non pongono differenze di posizione tra donne e schiavi perché non hanno il principio del comando; la rigida struttura gerarchica della natura umana si viene così delineando: l’uomo libero al vertice, esercita sulla donna un potere simile a quello politico e al gradino più basso gli schiavi, sui quali gli uomini liberi governano secondo un potere patriarcale. 

L’antropologia competitiva nel De Cive e negli Elements di Hobbes

Con Grozio, Hobbes è il filosofo più citato nel Contratto sociale: infatti Rousseau in numerosi capitoli della sua opera fa riferimento al pensatore inglese, con vena apertamente polemica; le tesi di Hobbes vengono presentate in modo anche non totalmente corretto da parte del filosofo ginevrino, che legge il De Cive in modo funzionale al perseguimento del suo scopo, quindi estremizzandone alcuni aspetti.
Nonostante questa premessa, fondamentale per non accomunare l’autore del De Cive con Grozio in modo troppo affrettato, bisogna tuttavia sottolineare la distanza tra le tesi di Hobbes e di Rousseau, a partire dalla base delle loro teorie, ovvero la considerazione della natura umana. Ho sostenuto precedentemente come, secondo Rousseau, gli uomini siano nello stato di natura in una condizione di indipendenza ma anche di purezza ed innocenza; la posizione hobbesiana risulta completamente opposta non sul tema della libertà naturale, che è senza dubbio uno dei punti in comune tra i due pensatori, ma sulla tesi dell’innocenza naturale.
L’idea di Hobbes si basa su un’antropologia fortemente pessimistica e competitiva: non è un caso che negli Elements la vita umana sia paragonata ad una corsa, quindi ad una gara, una competizione dove ‹‹Essere superato continuamente è infelicità; superare continuamente quelli che stanno davanti è felicità››. La volontà di nuocere all’altro è presente in ogni uomo nello stato di natura ed è la caratteristica fondamentale della natura umana, gli uomini sono inclini ‹‹a provocarsi a vicenda››. Se queste sono le basi, Hobbes non può non giungere alla conclusione che lo stato degli uomini, prima che si organizzassero in una società, era ‹‹la guerra di tutti contro tutti››, e per di più una guerra perpetua, dato che gli uomini sono uguali per natura e quindi nessuno può riuscire a prevalere sull’altro in modo definitivo. Va infatti ricordato che il filosofo inglese spiega l’uguaglianza naturale in termini di possibilità di uccidere l’altro: in questo senso quindi gli uomini sono uguali perché anche il più debole può facilmente uccidere il più forte.
Essendo lo stato di natura definito come lo stato di guerra perpetua, la pace non può che essere definita in termini negativi, cioè come ‹‹il tempo restante››, in cui è assente la volontà di contendere con la forza.
‘L’offensività reciproca della natura umana e le conseguenze che Hobbes trae da essa, porteranno Rousseau, più di un secolo dopo la stesura del De Cive, ad accusare il pensatore inglese di fondare, come Grozio, il diritto sul fatto e di non riuscire ad arrivare alla formulazione di una teoria normativa. 

>>FEDE 

mercoledì 16 maggio 2012

Il potere deformante della retorica

In un vecchio articolo pubblicato su Linus nell’ottobre del 1979, Massimo Fini, citando Savino, diceva:
“La retorica è un male endemico del nostro paese, è il male che inquina la nostra vita, la nostra politica, la nostra letteratura è una delle cause principali, se non addirittura la principale, delle nostre sciagure”.
A più di quarant’anni di distanza, constatiamo con stupore che la citazione è attualissima. Si applica perfettamente, ad esempio, alle reazioni suscitate dalla sentenza d’appello del processo di Perugia. Premesso che per farsi un’idea chiara dovremmo leggere le motivazioni che saranno disponibili solo fra 90 giorni, deve comunque valere il principio, sacrosanto in un regime democratico, dell’accettare le sentenze emesse da un giudice, che piacciano o no. Ecco il commento pubblicato sulla pagina de Il Popolo Viola e tratto dalla pagina dei 99 Posse:
“Rudy Guede è un cattivo guaglione, nero e povero, e sconta 16 anni di carcere per concorso in omicidio. Meredith Kercher è una ragazza di Croydon, la Londra proletaria a sud del Tamigi. Raffaele Sollecito e Amanda Knox appartengono a famiglie ricche e potenti. Guede è complice di un assassinio che non si sa chi ha commesso, Meredith è morta e Sollecito e la Knox vengono assolti. La galera non la auguriamo a nessuno, ma ci finiscono sempre e solo i “Cattivi guaglioni”.
Questo piccolo commento alla vicenda dimostra, ancora una volta, come la pericolosità della retorica consista nel suo potere deformante capace di mistificare completamente la verità fattuale. Attraverso la retorica del razzismo (Rudy è nero, Amanda e Raffaele sono bianchi) e mediante la retorica sulla ricchezza (Rudy è povero, Amanda e Raffaele provengono da famiglie benestanti), si costruisce un perfetto quadro di mistificazione dei fatti emersi dal processo. I quali sono piuttosto chiari: Rudy Guede ha patteggiato per avere uno sconto di pena (e, come è noto, raramente un innocente patteggia), le tracce della sua presenza la notte dell’omicidio erano disseminate in tutta la casa, al contrario, le prove contro Amanda Knox e Raffaele Sollecito sono state smontate dai periti, o comunque sono state insufficienti per dimostrare la loro colpevolezza. Siccome, per fortuna, nel nostro diritto penale si è considerati innocenti fino a prova contraria, il giudice ha ribaltato la sentenza di primo grado (da molti considerata, oltretutto, falsata da grossolani errori della scientifica). Ecco quindi spiegato perchè Rudy è stato condannato, mentre Amanda e Raffaele sono stati prosciolti. Questi sono i fatti, fuori da ogni retorica. Rudy è stato condannato perché povero e nero? Nemmeno per sogno. Amanda e Raffaele sono stati prosciolti perché bianchi e ricchi? Manco per idea. Come è evidente, la retorica razzista e classista sfoderata senza motivo dal post de Il Popolo Viola, ha un potere deformante formidabile, tanto che i commenti sottostanti erano un trionfo di espressioni come “Vergogna!”, “La solita giustizia corrotta!” e addirittura ipotesi complottistiche riguardo a pressioni degli Stati Uniti sui giudici. Infine, va osservato come la retorica, nel mix confusionario di razzismo e ingiustizia sociale creato, tocca questioni davvero drammatiche all’interno della nostra società, come la vulnerabilità dei più deboli e poveri di fronte alla legge, e soprattutto, l’impunità dei più potenti. Credo che questo sia il grande, e più temibile, potere della retorica: associare, qualunquisticamente, ad una caso specifico come quello di Perugia, alcuni problemi veri della nostra società, senza che, tuttavia, esista un nesso fra le due cose. Il risultato è, da una parte, la deformazione dei fatti inerenti alla vicenda specifica, in questo caso quella di Perugia, e dall’altra, l’errata rappresentazione dei problemi generali legati alla nostra giustizia. Senza contare, poi, che la retorica, per sua natura, parla al cuore, non alla mente. La retorica infervora, perché fa leva sull’emotività, non sulla razionalità. Muove sentimenti piuttosto che stimolare ragionamenti. Come è noto, le opinioni costruite sull’emotività, invece che sulla riflessione, sono molto pericolose. Questo è, senza dubbio, il tranello più insidioso della retorica, dal quale è bene guardarsi.
Davide Colombini

sabato 12 maggio 2012

Esperimenti d'Editoria: Scheda Venditori

Ecco il terzo e ultimo appuntamento con la rubrica Esperimenti d'Editoria: si tratta di una Scheda Venditori,  fondamentale per convincere i venditori del guadagno che otterranno con il testo in pubblicazione. Importantissimo è non dire solo quanto sia bello un libro ma metterne in evidenza i caratteri più "commerciali", facendoli seguire da una breve serie di motivazioni di vendita che ne riassumano i punti salienti. Buona lettura, e arrivederci alla prossma rubrica!!

Titolo scelto: Guida di Bologna
L'edizione aggiornata della guida di Bologna fornisce nuove informazioni utili ad ogni tipo di turista: la prima parte, staccabile, elenca e descrive gli hotel e i ristoranti in base alle diverse esigenze, dai più raffinati ai più economici, dai più vicini al centro ai più facili da raggiungere coi mezzi. Inoltre suggerisce i periodi migliori per visitare la città a seconda delle condizioni climatiche e degli eventi più importanti, cosicché il turista possa programmare il suo viaggio a seconda dei propri interessi. Rispetto alla precedente edizione, che dava solo le informazioni e i contatti più generali, la nuova guida interpreta le necessità del cliente, giocando d'anticipo e cercando di rispondere a ogni tipo di domanda senza però rinunciare alle informazioni più classiche, come quelle sulla storia e sull'arte, che il turista si aspetta sempre per dare un taglio culturale al suo viaggio.

Motivazioni di vendita:
- Capacità di unire una configurazione classica, necessaria per non disorientare il turista, a una nuova sezione ricca di informazioni utili a tutti

- Praticità e comodità: le informazioni più pratiche sono raccolte in un opuscolo staccabile collocato all'inizio della guida

- Dal mese di marzo le prenotazioni nella città sono salite vertiginsamente dopo la scomparsa di Lucio Dalla: la guida sarebbe un ottimo strumento per accompagnare i suoi fans alla scoperta della città natale del loro idolo (da suggerire all'ufficio stampa per ottenere recensioni).

Roby <^>

martedì 8 maggio 2012

Un ordine religioso militare: i cavalieri teutonici(sec XII-XIV)


Il seguente articolo rientra nella sezione "Discorsi Tesi", il cui obiettivo è presentare in breve il risultato di una ricerca, appunto la tesi di laurea, per fornirvi interessanti spunti da seguire per saperne di più sul tema trattato: ovviamente i pezzi non hanno lo scopo di darvi un quadro esauriente (che sarebbe impossibile fornire in poche righe, dato che ci è voluta un'intera tesi), ma dare il la per vostre future ed eventuali ricerche. Ecco il discorso della laurea triennale di Michele, novembre 2011. Buona lettura!

L'Ordine teutonico è un ordine religioso-militare che ha origine alla fine del XII secolo, durante la terza crociata; inizialmente è un ordine ospedaliero che dopo pochi anni si militarizza. Una particolarità è che i membri sono tutti tedeschi a differenza degli altri ordini nati nell'ambito delle crociate, i cui membri erano reclutati da tutta europa. Di questi ordini i più famosi sono i templari e gli ospitalieri di S. Giovanni che in Italia sono più conosciuti rispetto ai teutonici, e sono studiati da molto tempo; diversi studiosi del nostro paese hanno pubblicato opere in proposito; tale interesse per gli ordini religioso-militari va poi connesso con il più generale interesse per la storia militare molto diffuso oggi. Lo studio dei cavalieri teutonici in Italia è apparso in tempi recenti ed è derivato da opere di studiosi stranieri, in particolare tedeschi e polacchi. Il primo passo è la traduzione in italiano dell'opera del polacco Gorski “L'Ordine teutonico: alle origini dello stato prussiano” pubblicata nel 1971. Un contributo molto importante è stato dato nei decenni successivi dal professore tedesco Hubert Houben che ha compiuto numerosi studi sui possedimenti italiani dei cavalieri teutonici. Polonia e Germania insieme alle repubbliche baltiche sono infatti gli stati in cui lo studio dell'Ordine teutonico è radicato da più tempo, questo anche perchè i monaci cavalieri tedeschi concentrarono la loro azione soprattutto in quelle zone. La regione a cui maggiormente i teutonici hanno legato il loro nome è la Prussia, dove fondarono un vero e proprio stato. Questo stato era costituito da quei territori che si estendono ad est della Vistola nell'attuale Polonia settentrionale fino al fiume Nemunas in Lituania. Ma i cavalieri teutonici si stanziarono anche nelle attuali Estonia, Lettonia e in parte Lituania e Russia. Gli storici non tedeschi fino agli anni '70/80 del '900 davano un giudizio molto negativo sull'ordine. Questo sentimento antiteutonico si riflette in numerose opere di carattere non storiografico che hanno per protagonisti i monaci cavalieri tedeschi: tra queste va ricordato anche il romanzo “I cavalieri della croce” del polacco Heynrik Sienkiewicz, pubblicato nel 1900 nel quale i cavalieri tedeschi sono visti come gli oppressori dei polacchi. La polemica antiteutonica si trova anche in Russia come è evidente nel film “Aleksander Nevskij” di Eisenstein, che sottolinea la vittoria del mondo slavo sui conquistatori tedeschi. Il film è del 1938 e quindi è chiara l'intento propagandistico contro la politica espansionistica della Germania nazista che in quel momento minacciava l'Unione sovietica. Sia il romanzo che il film ebbero un notevole successo internazionale e contribuirono a diffondere un immagine negativa dell'ordine teutonico nel resto d'Europa, Italia compresa. Soltanto negli ultimi decenni si è giunti a studiare il fenomeno dei cavalieri teutonici con più serenità grazie anche all'istituzione della “Commissione Storica Internazionale per le Ricerche sull'Ordine Teutonico”, la quale promuove incontri e convegni con cadenza biennale che più di una volta si sono svolti in Italia. L'importanza di studiare l'operato dei cavalieri teutonici in i Polonia, Estonia, Lettonia e Lituania, è cresciuta con l'entrata di questi paesi nell'UE che quindi si sono in qualche modo culturalmente avvicinati a noi. Proprio le vicende teutoniche nell'area baltica sono messe a fuoco nei saggi e nelle opere che ho preso in considerazione per stendere la tesi; (infatti) dopo che l'Ordine teutonico arrivò in Prussia nel 1230 per cristianizzarne la popolazione che era ancora di religione pagana si stanziò in Livonia, l'attuale Lettonia. Questo territorio era già stato cristianizzato a cavallo tra XII e XIII secolo grazie anche a un ordine di monaci-cavalieri fondato nei primi anni del Duecento ovvero i portaspada. Quest'ordine si fuse nel 1237 con quello teutonico che dunque entrò in possesso di vasti territori benche non si formò mai un vero e proprio stato retto dai cavalieri. La presenza teutonica in queste regioni e in particolare nello stato che questi fondarono in Prussia, fu motivo di conflitto con gli interessi degli stati confinanti, soprattutto Polonia e Lituania.
Tra gli anni '20 e 40 del Trecento la Prussia teutonica fu impegnata in una guerra contro la vicina Polonia. Il Casus belli fu la contesa per il possesso della Pomerelia territorio a ovest della Vistola che in seguito a diverse vicende era stato occupato dai cavalieri teutonici. Alla fine del conflitto si stabilì un compromesso: la Pomerelia sarebbe rimasta ai teutonici che in cambio avrebbero restituito i territori occupati durante la guerra.
Il XV secolo segnò il declino dei possedimenti teutonici in Prussia: i polacchi infersero loro la sconfitta di Tannenberg nel 1410 che idealmente segna l'inizio della fine dello stato teutonico. Infatti anche dopo la battaglia, la crisi finanziaria e politica si fece sentire all'interno dell'ordine e i nobili laici di Prussia si unirono in una lega. A metà del secolo vi fu una guerra tra la lega prussiana e la Polonia contro l'ordine teutonico, al termine della quale la Prussia fu divisa tra la parte occidentale che passò alla Polonia e la parte orientale che rimase all'ordine. Lo stato teutonico resistette benchè debole economicamente e politicamente fino al 1525 quando l'allora gran maestro Alberto di Hoenzollern si convertì al protestantesimo e secolarizzò i beni di Prussia. Ebbe così fine lo stato teutonico prussiano. L'ordine non si sciolse e nei secoli successivi abbandonò l'attività militare concentrandosi sull'attività caritativa e ospedaliera dove ancora oggi è impegnato in diverse parti del mondo.

sabato 5 maggio 2012

Verso Euro 2012: REPUBBLICA CECA


La Storia

La prima nazionale a rappresentare a livello internazionale il territorio della Repubblica ceca fu la nazionale del Regno di Boemia, all’epoca facente parte dell’impero austro-ungarico. La Boemia giocò sette incontri amichevoli tra il 1903 e il 1908, i primi sei tutti contro l’Ungheria (anch’essa appartenente all’impero asburgico) e uno contro l’Inghilterra. Dopo la prima guerra mondiale, con la nascita ufficiale del nuovo stato della Cecoslovacchia, venne formata anche la relativa nazionale.

La Cecoslovacchia ha esordito ufficialmente nel 1920 con un perentorio 7-0 alla Yugoslavia e, nel corso della sua lunga storia durata fino al 1993, si è imposta come una delle nazionali più competitive del panorama europeo e mondiale, avendo raggiunto due volte la finale della Coppa del Mondo nel 1934 e nel 1962 (finali perse rispettivamente contro Italia e Brasile, dopo essere passata in vantaggio per prima in entrambe le occasioni), ma soprattutto cogliendo il trionfo europeo nel 1976, unico titolo di prestigio conquistato dal calcio cecoslovacco insieme all’oro olimpico vinto a Mosca quattro anni dopo. Nonostante abbia vinto poco, il calcio cecoslovacco ha sempre sfornato un gran numero di giocatori di talento nel corso degli anni. Nel 1934 la squadra che perse in finale ai supplementari dall’Italia di Vittorio Pozzo poteva contare su due goleador come Antonin Puč e Oldrich Nejedly (capocannoniere del torneo con 5 reti in quattro partite), mentre nel 1962 gli elementi di maggior talento di una squadra che si arrese solo all’imbattibile Brasile di quegli anni erano Josef Masopust e Adolf Scherer. Ai campionati europei la Cecoslovacchia detiene uno score invidiabile: tre sole partecipazioni con due terzi posti (1960 e 1980) e un titolo conquistato nella trionfale edizione del 1976. Fu quell’europeo la consacrazione di una scuola calcistica che ancora una volta presentava una squadra imbottita di talenti, dal portiere Ivo Viktor a Anton Ondrus, Zdenek Nehoda, Antonin Panenka, Frantisek Vesely e Jan Svehlik. La maggior parte di questi giocatori veniva dai due club più forti e popolari della Cecoslovacchia di allora, lo Slovan Bratislava e lo Slavia Praga. L’edizione del 1976 in Yugoslavia fu l’ultima con sole quattro squadre partecipanti impegnate in incontri di semifinale e finale. La Cecoslovacchia si qualificò eliminando Inghilterra e Unione Sovietica per poi realizzare un capolavoro prima in semifinale, dove sconfisse i vicecampioni del mondo dell’Olanda, gli inventori del calcio totale, 3-1 ai tempi supplementari e poi la Germania Ovest campione d’Europa in carica in finale, in quella che fu la prima finale importante conclusasi ai calci di rigore. La partita terminò 2-2 con la Cecoslovacchia che, in vantaggio due a zero dopo venti minuti, si fece riprendere dai tedeschi rischiando più volte il tracollo ma strinse i denti riuscendo a trascinare il match ai rigori. Qui l’errore decisivo fu di Uli Hoeness che sbagliò il quarto rigore per i tedeschi. Panenka realizzò quindi l’ultimo penalty con quello che è considerato il primo “cucchiaio” della storia. La Cecoslovacchia era campione d’Europa per la prima volta. Quattro anni dopo in Italia i campioni non riuscirono a ripetersi, ma ottennero comunque un ottimo terzo posto. La storia calcistica della Cecoslovacchia si concluse con un colpo di coda a Italia ’90. Nel mondiale delle “notti magiche” i cecoslovacchi riuscirono a raggiungere i quarti di finale arrendendosi solo di fronte alla Germania futura campione. Nel 1993 avvenne la scissione della Cecoslovacchia in Repubblica ceca e Repubblica slovacca. Le due nazioni iniziarono a giocare con due nazionali separate però solo l’anno successivo, al termine delle qualificazioni a Usa ’94.

La neonata Repubblica Ceca iniziò subito col botto: prima partecipazione a un torneo internazionale e fu subito finale a Euro ’96. La squadra ceca che comprendeva tanti giovani futuri campioni (su tutti Pavel Nedved e Karel Poborsky entrambi ben noti ai tifosi italiani, ma anche Radek Bejbl e Vladimir Smicer) affrontò ancora una volta la Germania in un nuovo atto di una sfida infinita. Passati in vantaggio grazie a un calcio di rigore clamorosamente inventato dall’arbitro italiano Pairetto, con il fallo avvenuto chiaramente fuori area, i cechi furono puniti da una doppietta del giovanissimo Oliver Bierhoff che permise ai tedeschi di trionfare grazie al golden goal. Da allora la Repubblica Ceca ha avuto una tradizione positiva agli Europei (sempre presente dal 96 a oggi, con un altro acuto nel 2004 dove raggiunse la semifinale trascinata dai gol di Milan Baros e Jan Koller), ma non altrettanto ai Mondiali (una sola partecipazione nel 2006 con eliminazione al primo turno). La clamorosa mancata qualificazione al mondiale sudafricano, in un gruppo sulla carta semplice che ha visto la vittoria dei cugini slovacchi, ha confermato il periodo non eccezionale del calcio ceco.

Il cammino verso Euro 2012

Il periodo che sta attraversando il calcio ceco non è dei migliori, i recenti insuccessi hanno costretto la squadra a ripartire dai giovani e si avverte la mancanza di esperienza e di veri e propri fuoriclasse. In tutto questo la Repubblica Ceca è stata favorita nelle qualificazioni da un girone decisamente alla portata con Scozia, Lituania e Liechtenstein oltre alla corazzata spagnola campione in carica. Dando per scontato il primato della Spagna, la Repubblica Ceca è riuscita a legittimare la seconda piazza seppur con qualche difficoltà (vedi la sconfitta in casa all’esordio con la Lituania e il pareggio decisivo strappato al ’90 in Scozia) con la consapevolezza però di non poter essere ripescata come migliore seconda essendo inserita in uno dei due gironi a cinque squadre e di doversi quindi affidare ai play-off. Qui ancora una volta il sorteggio ha favorito i cechi, opponendoli al Montenegro, squadra in crescita ma evidentemente non ancora pronta ad affrontare una grossa competizione. Due comode vittorie per 2-0 e 1-0 hanno assicurato alla Repubblica Ceca l’ennesima partecipazione ai Campionati Europei.

Il senatore di questa squadra è sicuramente il capitano Tomas Rosicky dell’Arsenal, elemento di maggior esperienza insieme al portierone del Chelsea Petr Cech. In difesa si segnalano Michal Kadlec del Bayer Leverkusen (curiosamente capocannoniere della squadra nel girone di qualificazione con 4 gol) e “l’italiano” Daniel Pudil in forza al Cesena. A centrocampo nomi noti sono quelli di Rosicky e Jaroslav Plasil (Bordeaux) insieme a Tomas Hubschman (Shakhtar Donetsk). In attacco arrivano i problemi: manca un vero e proprio goleador, tenendo presente che Baros è ben lontano dai livelli del 2004 quando fu capocannoniere del torneo. L’elemento più talentuoso è probabilmente Tomas Necid del CSKA Mosca. Altri giovani speranze sono Tomas Pekhart e il laziale Libor Kozak. Completano le file della squadra diversi elementi che militano in patria, soprattutto nel Viktoria Plzen, squadra che ha esordito quest’anno in Champions League.

La mia idea è che questa squadra ha sicuramente delle qualità, ma forse le manca qualcosa per essere davvero competitiva. Manca una vera stella, la Repubblica Ceca dovrà fare affidamento sul collettivo. Io sono abbastanza pessimista: certo il gruppo A (Polonia, Grecia, Russia) è molto equilibrato e le chances di passare ci sono per tutte e quattro le squadre, ma secondo me sarà già dura arrivare ai quarti per i cechi.

Risultati della Cecoslovacchia / Repubblica Ceca agli Europei

Euro ’60: SF Cecoslovacchia – URSS 0–3
F 3/4 Cecoslovacchia – Francia 2-0

Euro ’76: SF Cecoslovacchia – Olanda 3-1dts
F Cecoslovacchia – Germania Ovest 2-2dts (5-3 ai rigori)

Euro ’80: I gir. Cecoslovacchia – Germania Ovest 0-1
II gir. Grecia – Cecoslovacchia 1-3
III gir. Olanda – Cecoslovacchia 1-1
F 3/4 Italia – Cecoslovacchia 1-1dts (8-9 ai rigori)

Euro ’96: I gir. Germania – Rep. Ceca 2-0
II gir. Rep. Ceca – Italia 2-1
III gir. Russia – Rep. Ceca 3-3
QF Rep. Ceca – Portogallo 1-0
SF Francia – Rep. Ceca 0-0dts (5-6 ai rigori)
F Germania – Rep. Ceca 2-1dts (golden goal)

Euro 2000: I gir. Olanda – Rep. Ceca 1-0
II gir. Rep. Ceca – Francia 1-2
III gir. Danimarca – Rep. Ceca 0-2

Euro 2004: I gir. Rep. Ceca – Lettonia 2-1
II gir. Olanda – Rep. Ceca 2-3
III gir. Germania – Rep. Ceca 1-2
QF Rep. Ceca – Danimarca 3-0
SF Grecia – Rep. Ceca 1-0dts (silver goal)

Euro 2008: I gir. Svizzera – Rep. Ceca 0-1
II gir. Rep. Ceca – Portogallo 1-3
III gir. Turchia – Rep. Ceca 3-2


Lo storico rigore "a cucchiaio" di Panenka che consegnò il titolo europeo alla Cecoslovacchia: http://www.youtube.com/watch?v=KN6ClcMn7iI


/Fabio/

martedì 1 maggio 2012

Esperimenti d'editoria- Quarta di copertina

Secondo appuntamento con gli Esperimenti d'editoria: questa volta mi sono cimentata in una quarta di copertina, ossia il breve testo che si trova nel "retro" di un libro. Il testo che ho scelto è Invito alla lettura di Hemingway, utilissimo per lo studio del grande scrittore americano. Buona lettura!!

E' un ragazzo pieno di ideali e contraddizioni il giovane Hemingway, talentuoso giornalista statunitense che nel 1918 lascia l'America per vivere l'esperienza della Prima Guerra Mondiale, che lo segna profondamente. A Parigi, capitale, della Avanguardie, viene poi catapultato nel clima di fermento che investe tutte le arti, e grazie alla sua originalità e alla sua più grande dote, la sincerità, riesce subito a far parlare di sé. Affettuoso ma assai permaloso, coraggioso ma pieno di debolezze, sempre pronto a fare a pugni per risolvere i suoi problemi: sembra quasi un personaggio dei suoi romanzi l'Hemingway raccontato da Giovanni Cecchin, anglista apprezzato per i suoi numerosi scritti sulla letteratura del secolo scorso. Il grande scrittore americano viene qui presentato con tutti i suoi pregi e difetti di autore e di uomo grazie a una ricostruzione ricca e precisa, ma al contempo semplice e accattivante, della sua vita avventurosa e delle sue opere.

Roby <^>