1.2
Le caratteristiche del Barocco
A partire dalla concezione di Barocco appena
presentata, possiamo elencare i principali elementi caratterizzanti:
- La piega: è la caratteristica espressiva del Barocco, che inventa le operazioni infinite, pieghe, vortici, spirali; avviluppa e sviluppa all'infinito perché tutto è ricco e pieno, di vita, di presente, di passato e di futuro1.
- La tensione interno-esterno: la piega infinita è una virtualità che separa continuamente la facciata dalla stanza, la materia dall'anima, l'esterno dall'interno. Ma questi elementi sono conciliati da un'armonia (leibnizianamente prestabilita), tale per cui sono separabili ma mai separati, perché l'espresso non esiste al di fuori delle sue espressioni2, per dirla alla Husserl, c'è un'intenzionalità che lega soggetto e oggetto, interno ed esterno, per cui il soggetto si dà con l'oggetto e viceversa.
- L'alto e il basso: la materia-facciata e l'anima-camera oltre che come esterno e interno, possono essere presentate anche come il basso e l'alto, e la piega infinita passa fra questi due piani. La materia, pesante, va verso il basso l'anima sale verso l'alto, ma le due rimangono costantemente correlate da pieghe che si insinuano dall'interno e vanno verso l'esterno fuoriuscendo per poi rientrare continuamente3.
- Il dispiego: è il prosieguo non il contrario della piega, in un continuo movimento di sviluppo, avviluppo e distensione. In questo senso le pieghe non sono mai vuote né per Leibniz, né per il Barocco, sono sempre piene perché il vuoto non esiste sostanzialmente, ma solo potenzialmente, come un divenire che rimanda sempre alla pienezza4.
- Le contesture: per contestura si intende la forza passiva, di resistenza della materia; essa è strettamente legata alla forza attiva, detta derivativa. La contestura dipende infatti dagli strati della materia ripiegata e dalla loro coesione. Entrambi i tipi di forze rinviano alle forze primitive, quelle dell'anima, in un continuo e reciproco armonizzarsi5.
- Il paradigma: il modello barocco unisce componenti formali e materiali: a partire dalla potenzialità della materia, procede a una deduzione formale della piega; è un paradigma manierista costituito da tutti i tipi di pieghe: semplici e composte, orli, drappeggiati e punti di appoggio6.
Capitolo
2: Leibniz e il Barocco
2.1
L'incompossibilità dei mondi possibili
Uno dei punti cardine della filosofia di
Leibniz è la teoria dei mondi possibili, che lo ha reso giustamente
noto ma che nel contempo è stata anche causa di duri attacchi, nella
maggior parte di casi frutto di una più o meno volontaria
distorsione del concetto leibniziano7.
Per comprendere a fondo questa teoria, dobbiamo
innanzitutto sottolineare cosa intenda Leibniz per “mondo”: il
mondo A, per esempio, è un insieme di infinite possibilità; il
mondo B è un insieme di infinite altre possibilità e così via
all'infinito. Un mondo non può differire da un altro per un solo
particolare, perché ogni dettaglio è un anello di una catena
causale, per cui se un elemento muta, cambiano anche tutti gli
effetti che da esso si generano; perfino un capello in più (o in
meno) non è frutto di un evento casuale, ma è già predeterminato,
in quanto è uno degli elementi che costituiscono la catena causale:
tutti i nostri capelli sono contati!Vengono così esclusi
l'arbitrarietà, l'accidentalità e il fatalismo (la ragion pigra
degli antichi)8.
In
questo senso quindi Adamo peccatore e Adamo non peccatore sono
entrambi possibili, ma tra i due c'è un evidente rapporto di
contraddizione: i due Adamo appartengono infatti a due diversi mondi
possibili, ognuno dei quali presenta un'infinità di possibilità
diverse. Il rapporto che si instaura tra i mondi possibili non è
però quello di contraddizione, perché tutti sarebbero egualmente
possibili, ma è una relazione di reciproca incompossibilità9,
che è il rapporto che lega non solo serie divergenti che
appartengono a diversi mondi possibili, ma anche monadi di cui
ciascuna esprime un mondo differente dall'altro.
Tutti
gli infiniti mondi possibili sono presenti in
mente dei come mondi relativi: la
mente di Dio si configura così come infinitamente piena, ricca di
particolari, di pieghe, di sviluppi e avviluppi. Tra questi mondi tra
di loro incompossibili, Dio sceglie di realizzare il nostro, che è
relativamente il migliore, o con le parole di Leibniz, «è
necessaria una ragion sufficiente che determini Dio a sceglierne uno
piuttosto che un altro»10;
la teoria del migliore dei mondi possibili quindi non si basa su un
ottimismo assoluto: il mondo attualizzato da Dio non è certamente
perfetto, evidentemente sono presenti anche i mali, ma ciò che lo
rende il migliore e che ci fa parlare di un ottimismo relativo in
Leibniz, è la fiducia nell'universalismo della grazia divina e nella
compensazione dei beni e dei mali, per cui un evento negativo non è
male in assoluto ma elemento fondamentale nella catena causale per
raggiungere un maggior bene futuro. Leibniz si erge ad avvocato di
Dio, arrivando ad una barocca esasperazione della giustificazione:
«il mondo deve essere il migliore, non soltanto nel suo insieme, ma
in tutti i dettagli»11.
La
nozione di incompossibilità si lega al tema della biforcazione e
dell'incastro delle narrazioni tipicamente barocchi; lo stesso
Leibniz nella Teodicea presenta la storia di Sesto Tarquinio
come un sogno architettonico: vi è una piramide con un'infinità di
appartamenti di cui ciascuno è un mondo; in ogni appartamento c'è
un Sesto diverso che racconta la sua storia12.
Potremmo parimenti citare Borges, un discepolo di Leibniz, che
ricordava «un filosofo-architetto cinese Ts'ui Pen inventore del
“giardino dei sentieri che si biforcano”, labirinto barocco in
cui le serie infinite convergono o divergono, formando una trama
temporale che rinserra ogni possibilità»13.
1Cfr.
G. Deleuze, op. cit., p. 53
2Cfr.
Ibidem
3Cfr.
Ivi, p. 54
4Cfr.
Ibidem
5Cfr.
Ivi, p. 57
6Cfr.
Ivi, pp. 58-59
7Si
pensi al Candido di Voltaire, in cui il filosofo francese
presenta una vera e propria presa in giro dell' “ottimismo” di
Leibniz sul fatto che il nostro universo sarebbe il migliore dei
mondi possibili.
8Cfr.
G. W. Leibniz, Discorso..., cit., p. 265
9Cfr.
G. Deleuze, op. cit., p. 89
10G.
W. Leibniz, Monadologia, cit., p. 28
11G.
Deleuze, op. cit., p 104
12Cfr.
Ivi, pp. 92-93
13Ivi,
p. 93
>>FEDE
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