mercoledì 5 settembre 2012

Ogni sostanza è come un mondo a parte- Parte II


1.2 Le caratteristiche del Barocco

A partire dalla concezione di Barocco appena presentata, possiamo elencare i principali elementi caratterizzanti:

  1. La piega: è la caratteristica espressiva del Barocco, che inventa le operazioni infinite, pieghe, vortici, spirali; avviluppa e sviluppa all'infinito perché tutto è ricco e pieno, di vita, di presente, di passato e di futuro1.
  2. La tensione interno-esterno: la piega infinita è una virtualità che separa continuamente la facciata dalla stanza, la materia dall'anima, l'esterno dall'interno. Ma questi elementi sono conciliati da un'armonia (leibnizianamente prestabilita), tale per cui sono separabili ma mai separati, perché l'espresso non esiste al di fuori delle sue espressioni2, per dirla alla Husserl, c'è un'intenzionalità che lega soggetto e oggetto, interno ed esterno, per cui il soggetto si dà con l'oggetto e viceversa.
  3. L'alto e il basso: la materia-facciata e l'anima-camera oltre che come esterno e interno, possono essere presentate anche come il basso e l'alto, e la piega infinita passa fra questi due piani. La materia, pesante, va verso il basso l'anima sale verso l'alto, ma le due rimangono costantemente correlate da pieghe che si insinuano dall'interno e vanno verso l'esterno fuoriuscendo per poi rientrare continuamente3.
  4. Il dispiego: è il prosieguo non il contrario della piega, in un continuo movimento di sviluppo, avviluppo e distensione. In questo senso le pieghe non sono mai vuote né per Leibniz, né per il Barocco, sono sempre piene perché il vuoto non esiste sostanzialmente, ma solo potenzialmente, come un divenire che rimanda sempre alla pienezza4.
  5. Le contesture: per contestura si intende la forza passiva, di resistenza della materia; essa è strettamente legata alla forza attiva, detta derivativa. La contestura dipende infatti dagli strati della materia ripiegata e dalla loro coesione. Entrambi i tipi di forze rinviano alle forze primitive, quelle dell'anima, in un continuo e reciproco armonizzarsi5.
  6. Il paradigma: il modello barocco unisce componenti formali e materiali: a partire dalla potenzialità della materia, procede a una deduzione formale della piega; è un paradigma manierista costituito da tutti i tipi di pieghe: semplici e composte, orli, drappeggiati e punti di appoggio6.

Capitolo 2: Leibniz e il Barocco

2.1 L'incompossibilità dei mondi possibili

Uno dei punti cardine della filosofia di Leibniz è la teoria dei mondi possibili, che lo ha reso giustamente noto ma che nel contempo è stata anche causa di duri attacchi, nella maggior parte di casi frutto di una più o meno volontaria distorsione del concetto leibniziano7.

Per comprendere a fondo questa teoria, dobbiamo innanzitutto sottolineare cosa intenda Leibniz per “mondo”: il mondo A, per esempio, è un insieme di infinite possibilità; il mondo B è un insieme di infinite altre possibilità e così via all'infinito. Un mondo non può differire da un altro per un solo particolare, perché ogni dettaglio è un anello di una catena causale, per cui se un elemento muta, cambiano anche tutti gli effetti che da esso si generano; perfino un capello in più (o in meno) non è frutto di un evento casuale, ma è già predeterminato, in quanto è uno degli elementi che costituiscono la catena causale: tutti i nostri capelli sono contati!Vengono così esclusi l'arbitrarietà, l'accidentalità e il fatalismo (la ragion pigra degli antichi)8.

In questo senso quindi Adamo peccatore e Adamo non peccatore sono entrambi possibili, ma tra i due c'è un evidente rapporto di contraddizione: i due Adamo appartengono infatti a due diversi mondi possibili, ognuno dei quali presenta un'infinità di possibilità diverse. Il rapporto che si instaura tra i mondi possibili non è però quello di contraddizione, perché tutti sarebbero egualmente possibili, ma è una relazione di reciproca incompossibilità9, che è il rapporto che lega non solo serie divergenti che appartengono a diversi mondi possibili, ma anche monadi di cui ciascuna esprime un mondo differente dall'altro.

Tutti gli infiniti mondi possibili sono presenti in mente dei come mondi relativi: la mente di Dio si configura così come infinitamente piena, ricca di particolari, di pieghe, di sviluppi e avviluppi. Tra questi mondi tra di loro incompossibili, Dio sceglie di realizzare il nostro, che è relativamente il migliore, o con le parole di Leibniz, «è necessaria una ragion sufficiente che determini Dio a sceglierne uno piuttosto che un altro»10; la teoria del migliore dei mondi possibili quindi non si basa su un ottimismo assoluto: il mondo attualizzato da Dio non è certamente perfetto, evidentemente sono presenti anche i mali, ma ciò che lo rende il migliore e che ci fa parlare di un ottimismo relativo in Leibniz, è la fiducia nell'universalismo della grazia divina e nella compensazione dei beni e dei mali, per cui un evento negativo non è male in assoluto ma elemento fondamentale nella catena causale per raggiungere un maggior bene futuro. Leibniz si erge ad avvocato di Dio, arrivando ad una barocca esasperazione della giustificazione: «il mondo deve essere il migliore, non soltanto nel suo insieme, ma in tutti i dettagli»11.

La nozione di incompossibilità si lega al tema della biforcazione e dell'incastro delle narrazioni tipicamente barocchi; lo stesso Leibniz nella Teodicea presenta la storia di Sesto Tarquinio come un sogno architettonico: vi è una piramide con un'infinità di appartamenti di cui ciascuno è un mondo; in ogni appartamento c'è un Sesto diverso che racconta la sua storia12. Potremmo parimenti citare Borges, un discepolo di Leibniz, che ricordava «un filosofo-architetto cinese Ts'ui Pen inventore del “giardino dei sentieri che si biforcano”, labirinto barocco in cui le serie infinite convergono o divergono, formando una trama temporale che rinserra ogni possibilità»13.

1Cfr. G. Deleuze, op. cit., p. 53

2Cfr. Ibidem

3Cfr. Ivi, p. 54

4Cfr. Ibidem

5Cfr. Ivi, p. 57

6Cfr. Ivi, pp. 58-59

7Si pensi al Candido di Voltaire, in cui il filosofo francese presenta una vera e propria presa in giro dell' “ottimismo” di Leibniz sul fatto che il nostro universo sarebbe il migliore dei mondi possibili.

8Cfr. G. W. Leibniz, Discorso..., cit., p. 265

9Cfr. G. Deleuze, op. cit., p. 89

10G. W. Leibniz, Monadologia, cit., p. 28

11G. Deleuze, op. cit., p 104

12Cfr. Ivi, pp. 92-93

13Ivi, p. 93


>>FEDE

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