mercoledì 21 dicembre 2011

Doublespeak nel pensiero politico di Thomas Hobbes II

II CAPITOLO:
IL SOVRANO DEVE OCCUPARSI DELLA SALUTE ETERNA DEI SUDDITI?

2.1 Esposizione del problema

Sul fatto che, per Hobbes, sia il sovrano ad avere in mano il controllo della religione non vale la pena di spendere troppe parole. Avendo trasferito i sudditi tutti i diritti al sovrano, a parte il diritto naturale, quest’ultimo ha diritto di decidere come deve essere onorato Dio. Bisogna quindi stabilire se il sovrano deve preoccuparsi della salute eterna dei suoi sudditi. Sembrerebbe un problema importante ma nel Leviatano, il più tardo e importante scritto politico hobbesiano, non ci sono discussioni su tale argomento, presenti invece sia negli Elements sia, a suo modo, nel De cive. Negli Elements si pone il problema da un altro punto di vista, ovvero se il suddito deve obbedire a un sovrano non cristiano anche sulle questioni religiose. Ma il paragrafo di vero interesse è presente nel De cive: è il XII, 5:

In primo luogo, tutti i principi ritengono che siano molto importanti, per la salute eterna , le opinioni che si hanno su Dio, e il culto che gli viene prestato. Ciò supporto, si può chiedere se chi ha il potere supremo, e quelli che amministrano il potere supremo dello Stato, siano essi uno solo o molti, non pecchino contro la legge naturali se non fanno insegnare e conoscere le dottrine e il culto che attingono conducano di necessità i cittadini alla salute eterna; e permettono invece che sia insegnata e fatta conoscere una dottrina contraria. È chiaro che agiscono contro coscienza, e vogliono, per quanto sta in loro, la dannazione eterna dei cittadini. Infatti, se non la volessero, non vedo per quale ragione (visto che, essendo supremi, non possono venire costretti), dovrebbero permettere che si insegnassero e facessero delle cose, che credo causino la dannazione dei cittadini. Ma lasciamo in sospeso questa difficoltà.
(8.8 De cive VII, 5)

Come mai Hobbes vuole lasciare in sospeso questa difficoltà? E soprattutto visto che non conclude la discussione nel De cive, come mai non è ripresa nel Leviatano? Il sovrano si deve impegnare o no per far ottenere la salvezza dopo la morte ai cittadini? Si deve dunque occupare della salute eterna dei cittadini? Ma la domanda fondamentale, e la meno scontata, è: le due domande precedenti intendono la stessa cosa? Per rispondere a queste domande si necessita di vedere alcuni aspetti del pensiero di Hobbes, per l’esattezza come ci si deve comportare in caso di controversie religiose, cosa pensa Hobbes del martirio e che funzione ha la legge.

2.2 Che comportamento assumere in caso di controversie religiose

Non presenta grandi difficoltà anche solo immaginare cosa prevede Hobbes per le controversie religiose. Ovviamente esse vanno riportate, ad eccezione di dilemmi sulla natura del Cristo, alla chiesa. Ne si trova chiara esplicitazione nel capitolo X degli Elements:

e poiché la nostra fede, che le Scritture siano la parola di Dio, ebbe origine dalla confidenza e diffusa che noi riponiamo nella chiesa; non vi può essere dubbio che sia più sicuro per un uomo fidarsi della di lei interpretazione delle Scritture medesime, quando sorga qualche dubbio o controversia… piuttosto che dal proprio ragionamento…9
(9 Elements I, 10)
(10 De cive XVIII, 10)

Ma se la chiesa prescrivesse qualcosa di contrario all’ordine del sovrano il suddito si troverebbe in una situazione problematica: rischierebbe una punizione temporale in caso di disobbedienza civile e una spirituale in caso di disobbedienza alla chiesa. Risulta quindi evidente che non può esserci un rapporto paritario tra chiesa e stato, e Hobbes non ha nessun dubbio ad attribuire la predominanza a quest’ultimo. La grande macchina macchinarum è infatti la sola ad avere la possibilità di apportare la giustizia vendicativa, quindi quel deterrente (che come vedremo tra poco) è fondamentale per assicurare l’obbedienza del suddito.
In definitiva non si può che concordare sul fatto che per Hobbes le controversie religiose devono essere affidate alla valutazione del sovrano.

2.2 Il martirio è accettabile in Hobbes?

A questo punto del discorso ci si deve per forza porre un problema. Se il sovrano non è cristiano, come devo comportarmi? Pronta arriva la risposta di Hobbes:

Se chi ha il potere non è cristiano, è incontrovertibile che anche un cittadino cristiano gli deve la stessa obbedienza in tutte le cose temporali; quanto alle spirituali, cioè a quelle che riguardano il modo di adorare Dio, si deve affidare a una Chiesa cristiana. … Si deve opporre resistenza ai principi, quando non si deve obbedire loro? Niente affatto: questo sarebbe contro il patto civile. Cosa si deve fare allora? Andare a Cristo attraverso il martirio. Se a qualcuno questo appare troppo duro a dirsi, allora è certissimo che costui non crede con il cuore che GESU’ E’ IL CRISTO…10

Mi sia concessa una piccola nota sul fatto che è la prima citazione dove Hobbes usa chiesa con la C maiuscola, in seguito potrò affermare che in questo caso è perché è utile ai suoi scopi non certamente religiosi. Ma tornando all’analisi di questo passo si vede che il cristiano deve addirittura arrivare al martirio, rinunciando quindi alla sua stessa vita. La motivazione è che la morte è comunque preferibile alla dannazione eterna, quindi è più utile per il suddito affrontare il martirio. Spenderei un’ulteriore osservazione per estendere questa situazione anche alle situazioni in cui io non riesco a convincermi della legittimità di un dettame della chiesa: non essendoci possibilità che una chiesa cristiana sbagli, è evidente che in verità essa non sarebbe seguace del Cristo, tornando quindi alla situazione appena delineata.
Tuttavia su questo argomento Hobbes effettua una revisione nel Leviatano, affermando che è sufficiente una convinzione in foro interno, pur adeguandosi in foro esterno. Questo permetterebbe sia la conservazione della vita e, contemporaneamente eviterebbe alla persone la dannazione eterna. Personalmente considero, in un ottica hobbesiana, molto più convincente questa formulazione, in quanto maggiormente vicina all’utile del suddito, non costretto a dover affrontare la morte.
Riassumendo questo paragrafo si può dire che in caso di disaccordo con un dettame religioso si dovrebbe andare o incontro al martirio o almeno adeguarsi in foro esterno.

2.3 La legge

Hobbes non è a favore di discorsi moraleggianti per far cambiare il comportamento alle persone. Li reputa inutili. Se voglio che una persona non faccia una determinata cosa ho due possibilità per fermarla: impedirgli fisicamente di effettuarla11 oppure rendere per lui più conveniente non farla12. Un bel discorsetto non serve: se voglio che mia mamma smetta di fumare non devo dirle che il fumo fa male, che peggiora anche le nostre saluti o cose simili; devo, invece, rubarle le sigarette o minacciarla di subire danni fisici considerevoli nel caso fumi ancora.13 Per ovvi motivi né il sovrano né i suoi ministri (o funzionari) possono essere presenti in tutte le situazioni, quindi fondamentale è rendere l’utile del sovrano l’utile dei sudditi? Come può fare questo? Con la parte vendicativa della legge. Io posso ritenere utile per me fare una rapina in banca, ma se, nel caso venga arrestato, è prevista per me una dura punizione sarei portato a reputare meglio per me non effettuare tale rapina. E questo ragionamento si può effettuare con i più svariati interessi che il sovrano considera utili ai suoi scopi.

11 Le leggi nella concezione di Hobbes sono spesso paragonate alle siepi che guidano il percorso di un campagnolo inglese, impedendogli di uscire da esso ma lasciandolo libero di movimento al suo interno.
12 Si vedano le definizioni che Hobbes fornisce di comando e legge nel paragrafo XIII,6 della prima parte degli Elements. COMANDO: discorso mediante il quale significhiamo a un altro il nostro appetito o desiderio di far fare qualcosa. LEGGE: comando con ragione sufficiente per muoverci all’azione.
13 Mi sia permessa una nota umoristica: ammetto che nel caso si dovesse essere comportato così con sua madre il piccolo Thomas non sarebbe stato di certo un figlio facile (contando anche i problemi che ha causato con un parto prematuro).

2.4 Conclusione

Proviamo a ripercorre i passaggi che abbiamo appena compiuti al contrario. Abbiamo visto che il compito del sovrano è far si che sì il suo utile sia condiviso dalla popolazione; per far questo egli istituisce delle punizioni atte a far apparire meno attraenti delle scelte. Un problema però si pone: e se nonostante la pena io preferisco effettuare il reato? Se io odiassi a tal punto una persona da volerla uccidere pur sapendo che questo causerà la mia morte? Per il sovrano questo è un problema serio. Può certamente aggravare la pena con torture, ma ciò potrebbe non bastare. Ma prima abbiamo visto che il suddito dovrebbe temere una cosa molto di più della morte: la dannazione eterna. Quindi se alla pena civile si andasse ad aggiungere una pena spirituale, egli sarebbe ancor più incentivato a non effettuare l’azione incriminata. Bisognerebbe quindi che le autorità civili e quelle ecclesiastiche concordino nella visione dell’utile; ma ciò in Hobbes succede perfettamente: come abbiamo visto prima entrambe le autorità sono in mano al sovrano! Mettendo come necessarie per la salvezza eterna quelle che corrispondono all’utile del sovrano, quest’ultimo otterrebbe un netto vantaggio sia con la teoria espressa nel De cive, sia con quella espressa nel Leviatano. Nella prima, la persona andrebbe incontro al martirio, e morendo non ostacolerebbe più l’utile del sovrano; nella seconda, egli andrebbe avanti, per esempio, a credere che l’omicidio possa essere compiuto ma si adeguerebbe in foro esterno, non causando quindi problema alla gestione dell’ordine costituita per garantire l’utile del sovrano. So bene che qualcuno criticherà questa tesi sostenendo che abbia validità solo con persone credenti, tuttavia mi sembra che sia un ulteriore ottimo deterrente nelle mani del sovrano,che a questo punto deve occuparsi della salute eterna dei suoi sudditi, non tanto in vista della loro futura salvezza, ma utilizzandole per aumentare la parte vendicativa della legge. Con questa lettura le disposizioni religiose sulla salute eterna sarebbero dei semplici strumenti di governo del sovrano.

Pietro Giuliani
Originale su https://sites.google.com/site/phiperfilosofia/doublespeak-in-hobbes

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