Per
evitare quella che Clausewitz chiamerebbe “l’ascesa agli
estremi”, il segretario della Difesa statunitense in carica dal
1961 al 1968, Robert MacNamara, propose quella che oggi viene
ricordata come “dottrina MacNamara” o della ritorsione
graduata,
basata su tre principi fondamentali: l’elevazione della soglia
atomica, cioè la volontà di usare l’uso di armi nucleari solo una
volta superato un determinato confine; l’aumento dell’uso di armi
convenzionali per risolvere le questioni diplomatiche riamaste in
sospeso, e l’uso di una strategia contro-forza anche in secondo
colpo, per evitare attacchi diretti alle città. Lo sforzo teorico di
MacNamara non venne particolarmente apprezzato dagli europei: essi
temevano una disatomizzazione del proprio territorio con il rischio
una guerra con armamenti classici, guerra che non potevano comunque
sostenere, considerato come l’Europa era uscita dalla Seconda
Guerra Mondiale; gli europei preferivano una strategia di risposta
totale, terrorizzati dal fatto che gli U.S.A. non avrebbero rischiato
Boston per salvare Londra o Parigi; le reazioni negative alla
dottrina MacNamara, si legano a quella volontà di autonomia che gli
unilateralisti inglesi ma soprattutto i gollisti francesi
sostenevano: solo con una forza autonoma ed indipendente l’Europa
si sarebbe potuta difendere. L’idea di Aron è che la Francia può
possedere un “deterrente minimo”, cioè una forza sufficiente a
dissuadere, ma non una forza sufficiente a dissuadere da qualunque
cosa: per questo all’interno dell’Alleanza Atlantica, una potenza
nucleare parziale, come quella francese, aumenterebbe solo il rischio
di attacco da parte dell’U.R.S.S., che potrebbe sentirsi minacciata
da una nuova forza, anche se inferiore: per questo motivo, Aron spera
che la Francia possa accettare un ruolo subordinato agli U.S.A. per
la sicurezza di tutti.
Nel rapporto Stati
Uniti-Russia, c’è sempre stato un grande timore nei confronti
dell’avversario da una parte e dall’altra. I due nemici sono
sempre stati consapevoli dell’impossibilità di attaccare l’altro
senza rischiare una guerra totale: è l’asimmetria tra i due
Grandi, cioè l’incomprensione imperfetta, unita ai sospetti degli
europei nei confronti degli americani, a far evitare la guerra;
questi due elementi implicano infatti l’assenza di una chiara
visione strategica e la conoscenza solamente parziale della strategia
del nemico, con il rischio del bluff
sempre alle porte: è un duello in cui «gli americani giocano a
scacchi e i sovietici a poker. I sovietici detengono però il titolo
di campione del mondo di scacchi ed è a Princeton che sono state
inventate le regole del poker»: ciò vale in modo particolare per la
teoria della “risposta graduata” degli U.S.A., che molto somiglia
al gioco degli scacchi e dall’altra parte la strategia della
“risposta totale”, che più si adatta al rischio del poker. La
domanda che Aron si poneva e la risposta che auspicava era relativa
alla possibilità che la Russia applicasse la strategia americana
della risposta graduata, che presentava vantaggi non solo perché si
evitava l’ascesa agli estremi, ma anche per la posizione geografica
dei russi, che potevano controllare le reazioni degli europei.
La riflessione del
pensatore francese porta alla conclusione di un rovesciamento delle
prospettive tradizionali: non esistono più né la guerra né la
pace, ma esistono la minaccia di guerra e la dissuasione; le alleanze
non possono più essere intese in senso tradizionale: le grandi
potenze non proteggono i paesi minori se questi possono far scattare
l’apocalisse. «Le alleanze o evolveranno verso forme comunitarie o
si scioglieranno», esisteranno quindi alleanze in cui solo uno stato
sarà incaricato alla gestione della guerra e della pace, gli altri,
se vogliono essere protetti, devono sottomettersi: è questa per Aron
l'essenza della guerra fredda.
>>FEDE
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