sabato 28 aprile 2012

Girard, Shakespeare e il desiderio mimetico- Parte III

L’assenza di spontaneità e la sofferenza

Le dinamiche tra i quattro amanti sono quindi condizionate dall’assenza di spontaneità: non esiste un desiderio lineare, l’oggetto è irrilevante e acquisisce valore solo nel momento in cui qualcun altro lo desidera. Abbiamo visto Egeo, che pur di avere il suo status di padre rispettato, è disposto a far condannare la figlia disobbediente; Elena, che guarda se stessa e Ermia con gli occhi di Demetrio, e Demetrio stesso, che annoiato dal perpetuo successo (Elena lo ama e guarda a lui come una divinità), si rivolge a colei che non potrà mai avere, Ermia, innamorata di un altro uomo, Lisandro, il quale, a sua volta entra in competizione con Demetrio, prima per Ermia, poi per Elena.
Questa assenza di spontaneità è resa esplicita con la presenza del succo magico e gli effetti che esso ha su chi ne è stregato: Lisandro e Demetrio amano improvvisamente Elena; Titania, regina delle fate, si innamora di Bottom, rozzo artigiano, mostruoso a causa della sua testa d’asino, dovuta ad uno scherzo di Puck. Quindi ogni atto compiuto dopo l’azione del succo, è artificiale e fortemente condizionato dalla magia.
Applicare la morale dell’atto gratuito a questa commedia risulterebbe qualcosa di molto forzato perché ogni gesto è mimetico, mosso dall’imitazione di qualcun altro: per questo ogni personaggio della commedia ha bisogno dell’altro, è gregario degli altri ed è prodotto dalle interazioni con gli altri, grazie alle quali si sviluppano le sue vicende e i suoi sentimenti lungo tutta l’opera.
Proprio perché l’altro assume un ruolo fondamentale all’interno della costruzione e dell’evoluzione del personaggio, i sentimenti predominanti nel “Sogno di una notte di mezza estate” sono la gelosia, l’invidia, la competitività e la sofferenza (nonostante il lieto fine):soffre Lisandro, che vuole sposare Ermia ma che non può raggiungere il suo scopo a causa di Egeo; soffre Ermia, perché non può sposare l’uomo amato prima a causa del padre e di Demetrio, poi perché Lisandro si innamora di Elena: Ermia, la molto amata, non riesce a credere che l’amore le sia tolto; soffre (potremmo dire volontariamente) Demetrio, perché Ermia lo allontana; ma più di tutti soffre Elena, motivo per cui l’ho trovata il personaggio più interessante della commedia.
La giovane ateniese soffre perché sedotta ed abbandonata da Demetrio, innamorato di un’altra donna, ma anche perché si sente vittima in generale, di uno scherzo di cattivo gusto ordito dai ragazzi e dall’amica, in particolare: Elena, la vittima ostinata non riesce a credere che l’amore le sia dato, si sente sola contro tutti, sola e diversa da tutti, si crede l’unica all’inferno e si sforza di nascondere la sua maledizione con numerosi atti di dignità e orgoglio. Pare perfetta per lei, l’esclamazione dell’anti-eroe dostoevskiano, che Girard ripete più volte nel suo saggio: “io sono solo e loro sono tutti”; in realtà, esattamente come l’uomo del sottosuolo dostoevskiano, Elena non è mai più vicina agli altri, di quando se ne crede totalmente separata: Elena si sente sola all’inferno ed è proprio questo il suo inferno.
Possiamo quindi concludere da questi elementi e da altri soltanto accennati che questa commedia di Shakespeare si presta alla lettura che Girard ne compie; anzi, probabilmente il critico di Avignone, applicando la sua teoria al testo shakespeariano, è stato in grado di esaltarne degli aspetti, che molti altri critici letterari prima di lui non sono riusciti ad esaltare.

>>FEDE

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