martedì 10 aprile 2012

Girard, Shakespeare e il desiderio mimetico-Parte I

«Con migliaia di libri su Shakespeare che ingombrano gli scaffali delle biblioteche, chiunque si accinga a scriverne uno nuovo, è tenuto a cominciare adducendo una valida giustificazione. La mia storia sarà quella solita: una passione irrefrenabile per il suo teatro. […] Se l’imitazione è certamente presente nel desiderio, e contamina il nostro impulso ad acquisire e a possedere, non si limita però ad avvicinare le persone: le allontana anche, e il paradosso è che può fare le due cose simultaneamente. […] Shakespeare ha scoperto così presto la realtà di questo fenomeno, che il modo cui vi si accosta nelle prime opere appare ingenuo, per non dire caricaturale».
Così René Girard apre la sua opera Shakespeare. Il teatro dell’invidia, sottolineando il filo conduttore che verrà seguito in tutto il testo: la ricerca dei caratteri del desiderio mimetico nel teatro shakespeariano, a partire da I due gentiluomini di Verona fino alle estreme elaborazioni de Il racconto d’inverno e La tempesta, passando per commedie come Sogno di una notte di mezza estate, e tragedie come Giulio Cesare; le caratteristiche fondamentali del desiderio mimetico sono tutte presenti: il desiderio triangolare, la competizione, la gelosia, l’invidia, il masochismo, l’indifferenza, fino alla consapevolezza che l’interiorità dell’individuo, lungi dall’essere autonoma, è essenzialmente interindividuale.
E’ evidente quindi come la scelta da parte di Girard di proporre un saggio su Shakespeare non sia casuale: lo scrittore di Stradford-upon-Avon presenta elegantemente tutte le caratteristiche del desiderio mimetico, descritte da Girard nel suo saggio Menzogna romantica e verità romanzesca. Le mediazioni del desiderio nella letteratura e nella vita e già ritrovate in altri autori come Cervantes, Stendhal, Flaubert, Dostoevskij e Proust. Ed è proprio questa capacità di presentarci il desiderio come qualcosa di non spontaneo ma derivante da imitazione, che accomuna questi scrittori e che li fa accedere alla verità romanzesca; ed è proprio ciò che li accomuna che interessa a Girard (che in questo senso si allontana profondamente dalla maggior parte dei critici letterari contemporanei, che sono soliti cercare in un autore ciò che lo rende assolutamente unico e singolare): d’altronde tutti i grandi autori, sono più moderni di noi, perché svelano i segreti del nostro vivere sociale, della nostra cultura, che ci sembra libera ma che in realtà è profondamente condizionata da numerosi tabù, espressi solo dai più grandi geni letterari. Infatti noi siamo comunemente portati ad avere una concezione romantica del desiderio, cioè riteniamo che esso nasca e si sviluppi in modo spontaneo nell’individuo: questa idea era già presente nel Rinascimento e quel grande genio letterario di Shakespeare già la derideva nelle sue opere, dimostrando così la sua grande modernità.

La scelta di Sogno di una notte di mezza estate

“A midsummer nigth’s dream” è una delle più famose commedie di Sahkespeare; l’opera è molto amata per la presenza di numerosi fattori che contribuiscono a renderla così affascinante: la commistione di aristocrazia e plebe, sebbene tenute sempre distanti sia dal punto di vista fisico (Teseo, Ippolita e i quattro giovani incontrano gli artigiani solo nel momento della recita della tragedia di Piramo e Tisbe, organizzata da parte degli artigiani stessi in onore delle nozze di Teseo), sia dal punto di vista linguistico (i registri usati dalle due classi sociali sono profondamente diversi); la presenza di una forte comicità, incarnata dalla figura di Puck, spirito pasticcione e dispettoso che crea un sacco di equivoci, ma anche dagli artigiani stessi; l’atmosfera suggestiva del sogno e l’ambientazione della parte centrale dell’opera nel bosco, abitato da creature e spiriti magici.
Al di là di questi motivi, che mi hanno fatto apprezzare l’opera sin dalla prima lettura, la commedia presenta altri importanti spunti, soprattutto se letta alla luce della teoria girardiana sul desiderio e in contrapposizione ad una possibile lettura freudiana del testo: Freud fonda il desiderio sul valore oggettivo dell’oggetto, per questo è in lui fondamentale l’aspetto della sessualità, sul quale si fondano poi il complesso di Edipo e conseguentemente tutti i vari istinti, pulsioni e passioni ed infine la sofferenza, come conseguenza immediata del desiderio.
In questo senso, la commedia shakspeariana dovrebbe essere letta alla luce di un desiderio lineare, che i protagonisti dovrebbero avere verso i rispettivi oggetti del desiderio e che porterebbe Elena a soffrire per il rifiuto di Demetrio, Oberon a gioire per la conquista del paggetto, Demetrio a lottare con Lisandro per il cuore di Ermia. Eppure, sparsi lungo il testo troviamo numerosi indizi che rendono la lettura secondo un’ottica girardiana più plausibile:

a) Nella maggior parte dell’opera Demetrio e Lisandro sono innamorati della stessa donna: dapprima di Ermia, fino al momento in cui Puck spreme erroneamente il succo magico sugli occhi di Lisandro poi di Elena, quando anche Demetrio viene stregato dal medesimo succo, fino al ristabilimento finale dell’armonia finale, quindi solo negli ultimi due atti Lisandro e Demetrio non sono più presentati come rivali;
b) La trasformazione di Bottom, che ci viene presentato come voglioso di assumere tanti ruoli teatrali diversi, sembrerebbe essere il prodotto del processo mimetico;
c) La profonda devozione di Elena verso Demetrio, chiaramente manifestata lungo tutta la commedia, nonostante il ragazzo la respinga, ricorda molto da vicino il meccanismo della dialettica servo-padrone e del masochismo, alimentato dall’indifferenza di Demetrio nei confronti della giovane;
d) L’invidia di Elena verso Ermia, altro filo conduttore di buona parte dell’opera, nasce dall’uguaglianza tra le due ragazze: entrambe sono nobili, ateniesi, belle e giovani, eppure Ermia ha l’amore sia di Lisandro, sia di Demetrio.
e) Le azioni, le parole dei protagonisti, non sono atti o gesti spontanei e gratuiti:ciò sembra essere rappresentato fisicamente grazie al succo magico, che con il suo effetto, permette ad una persona dapprima indifferente, di innamorarsi di un’altra, come accade con Demetrio e Elena, la regina della fate e Bottom, già ridotto da Puck a un uomo con la testa d’asino.
Si potrebbe quindi ipotizzare, che il succo, altro non sia che la rappresentazione figurata del
mimetismo nel desiderio.

Girard ha dedicato grande attenzione alla lettura dell’opera, presentando poi nel suo saggio le conclusioni da lui tratte. Tuttavia ho cercato il più possibile di non farmi influenzare dall’analisi completa che Girard ha svolto nel suo saggio su Shakespeare e di trovare autonomamente le caratteristiche del desiderio mimetico nella commedia, analizzando le relazioni che legano tra loro i quattro amanti e concentrandomi in modo particolare su un personaggio che racchiude tutte le fondamentali dinamiche del desiderio mimetico, Elena, tralasciando altri importanti spunti di riflessione per ovvie ragioni di brevità.

La trama di Sogno di una notte di mezza estate

La vicenda è contenuta in una struttura spazio-tempo divisa in modo simmetricamente perfetto: il primo e il quinto atto si svolgono ad Atene, il secondo, il terzo e il quarto (tranne l’ultima scena) si svolgono nel bosco dalla sera al mattino successivo.
La commedia è costituita da nove scene: la prima ha luogo presso la corte di Teseo, duca di Atene, che annuncia il matrimonio con Ippolita, regina delle Amazzoni. Alla sua presenza giungono Ermia, Egeo, padre della ragazza, Lisandro e Demetrio, entrambi innamorati della giovane: si apre una disputa tra i due rivali: da una parte Lisandro è appoggiato da Ermia, innamorata a sua volta del giovane; dall’altra Demetrio è sostenuto da Egeo, che lo ritiene il miglior marito per la figlia.
La seconda scena si svolge in città: dei falegnami decidono di recitare la commedia di Piramo e Tisbe in onore delle nozze del duca e si dividono tra loro le parti.
Le cinque scene successive, che si svolgono nel bosco, costituiscono un blocco, che occupa i tre quinti della commedia: Ermia e Lisandro decidono di scappare nel bosco per sposarsi segretamente; Demetrio, avvertito della loro fuga da Elena, amica di Ermia, li insegue, accompagnato suo malgrado da Elena, innamorata di Demetrio.
Ma il bosco è anche il regno delle fate e degli spiriti e dei loro regnanti Oberon e Titania, in lotta tra loro per avere un paggetto: per poter conquistare l’ambito oggetto del desiderio, Oberon ordina al servitore Puck di spremere sugli occhi di Titania il magico succo, che la farà innamorare della prima creatura che vedrà al suo risveglio.
Anche gli artigiani decidono di provare la loro recita nel bosco: Puck, volendosi prendere gioco degli uomini rozzi, fa spuntare ad uno di loro, Bottom, una testa d’asino, spaventando in tal modo i presenti alle prove.
Nel frattempo Oberon, amareggiato per il modo in cui Demetrio tratta Elena, ordina a Puck di far si che il giovane ateniese ami a sua volta la ragazza; ma Puck commette un errore e spreme il magico succo sugli occhi di Lisandro, che ripudia Ermia per Elena¸anche Demetrio viene poi stregato dal succo e si innamora di Elena: tra la convinzione di Elena, che i ragazzi si stiano prendendo gioco di lei, e la disperazione di Ermia per la perdita di Lisandro, si sviluppa una forte rivalità tra i due giovani e tra le due ateniesi con reciproci scambi di accuse.
Al suo risveglio Titania si innamora di Bottom e Oberon ha campo libero per sottrarle il paggetto; intanto l’armonia tra gli innamorati viene ristabilita grazie a Puck, che rimedia all’errore compiuto in precedenza; anche Titania viene risvegliata dall’effetto del succo e fa pace con Oberon e la testa d’asino viene rimossa dal corpo di Bottom.
Le ultime due scene ci riportano ad Atene: la prima, in città tra gli artigiani, dapprima preoccupati per l’assenza di Bottom, poi di nuovo felici per il suo ritorno; la seconda a corte, dove viene inscenato lo spettacolo di Piramo e Tisbe e vengono annunciati i tre matrimoni.

>>FEDE

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