martedì 3 aprile 2012

IL POSTO DE' VERGOGNOSI: ANALISI DEL XVI CAPITOLO DEI PROMESSI SPOSI- Parte IV

Conclusioni

Come nell’Introduzione già avevo sottolineato, la critica manzoniana poco si è occupata di questo capitolo (...) I rimanenti capitoli della tesi hanno dimostrato che si possono trarre anche da sezioni di minor rilievo considerazioni interessanti e anche fondamentali all’interno di tutta l’orditura del romanzo.
La fuga di Renzo si è mostrata saldamente collegata a quella parallela dei due promessi dal loro paese natale. Nello stesso segmento è emerso altresì il nesso con un altro episodio di rilievo, il coro della folla che, in tutto e per tutto, somiglia a quello che circondava Lodovico a conclusione del duello finito in tragico assassinio.
Procedendo nella lettura, mi sono addentrata nel vivacissimo mondo della ritrattistica manzoniana, cercando di captare le minime sfumature di parola nelle descrizioni concise e estremamente realistiche delle figurine che Renzo incontra lungo la corsa per uscire da Milano. Anche il modo di Renzo nel relazionarsi con esse diventa motivo di indagine perché dimostra, con l’uso sapiente dei termini, l’accortezza che il protagonista si accinge ad usare, memore dei clamorosi sbagli fatti in occasioni precedenti. Prudenza e avvedutezza si incanalano in quel processo di graduale educazione del personaggio che, fin da ora, comincerà a lavorare all’interno della sua coscienza.
La strada che Renzo intraprende rivela, poi, il suo carattere fisico e metaforico, finendo col rimandare a un percorso in senso ampio: il personaggio è costretto da forze esterne a non camminare lungo la via maestra, esattamente come nella sua vita (ovvero in tutto il romanzo). A causa di don Rodrigo, infatti, Renzo e Lucia sono indotti ad arrivare al loro fine ultimo, il matrimonio, attraverso vie secondarie, percorrendo a zig zag la strada principale, ovvero incrociandola ma non potendola mai percorrere.
Ancora, fa nuovamente capolino il processo di maturazione di Renzo, che in definitiva permea tutto il capitolo. Egli si scaltrisce ed elabora stratagemmi e malizie per arrivare all’Adda senza destare sospetti, con intuizioni anche sorprendenti.
Quello sull’osteria è forse la parte più estesa del mio lavoro, proprio perché qui si concentra gran parte dell’importanza di tutto il capitolo. Le figure in gioco sono Renzo, l’oste, gli avventori provinciali e il mercante, e ognuno ha le sue idee e i suoi fini: Renzo non farsi scoprire, l’oste deve confermare la categoria degli osti, gli avventori si mostrano come un gruppo di pecoroni che abboccano a ogni storia e cambiano opinione a seconda del vento che tira ed infine il mercante, fulcro del passaggio, narratore improvvisato ma molto abile con le tecniche dell’affabulazione, portatore del punto di vista dei potenti (in veste di servo del potere) sui tumulti di Milano nonché tipica espressione delle mentalità piccolo‐borghese dei ceti mercantili.
La deformazione, l’amplificazione e la faziosità sono sbattute in faccia al lettore senza scrupolo, tanto da diventare quasi blasfemia sulla bocca di un mercante tutto teso a difendere un interesse utilitaristico ed individuale. È capace di alterare i fatti con il solo mezzo della parola, ben gonfiata per ottenere la reazione sperata in chi lo ascolta, ovvero che l’udienza stia infine dalla sua parte e finisca per abbracciare la sua ottica opportunistica.
Le ultime osservazioni sono fatte su Renzo e il suo iter, materiale e interiore. Il punto di partenza è quello che dà il titolo alla tesi, il posto de’ vergognosi, dal quale immediatamente si intuisce il palpabile cambiamento che si è messo in moto nel giro di qualche ora. Renzo adesso è più attento, emblematicamente sceglie di sedersi nel posto che all’osteria è riservato a quelli che vogliono mantenersi nella discretezza, a differenza di quello scelto all’osteria della Luna piena la sera precedente.
Da questa postazione assiste, spettatore, alla farsa messa in scena dal mercante che arriva fino a toccare la sua diretta esperienza. La rappresentazione interamente alterata di quello che gli è successo a Milano lo indurrà a pensare e riflettere in solitudine nel capitolo successivo e quindi a compiere un ulteriore passo avanti nella sua personale evoluzione.
L’analisi su Renzo, però, non si ferma qui perché quello che avviene in questo capitolo e nel successivo è un passaggio irrinunciabile ma non conclusivo nella maturazione del personaggio.
Tirando le fila del discorso, possiamo dire che anche in un capitolo di passaggio come il XVI tutto è saggiamente inserito in un equilibrio del particolare all’interno del globale disegno assolutamente perfetto.
Andrea Riccardi ha definito i Promessi Sposi come una “Bibbia laica”. Io la interpreto così: i contenuti del romanzo sono certamente importanti e forti, ma spesso anche essenzialmente elementari e semplici ed è quindi la visione totale del mondo e il modo di trasmettercela che
hanno fatto di un romanzo una Bibbia laica, tanto coinvolgente e convincente quanto lo è
stata quella cristiana.

Elisa Carati

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