domenica 9 ottobre 2011

L'indipendenza naturale e l'origine del male in Jean-Jacques Rousseau

‹‹L’uomo è nato libero, e dovunque è in catene››

Rousseau apre il primo capitolo del primo libro del Contratto Sociale con una proposizione controversa, apparentemente contraddittoria, che ha fatto a lungo discutere i filosofi e gli studiosi non solo contemporanei, ma anche delle epoche successive: ‹‹L’uomo è nato libero, e dovunque è in catene››.
Il tema della libertà è molto caro al filosofo ginevrino, che nella sua opera politica principale non si pone l’obiettivo di spiegare come è avvenuto il cambiamento, cioè il passaggio dall’indipendenza naturale alle catene che vincolano ogni uomo nella società, ma piuttosto di renderlo legittimo.
A partire da questa frase, si creano due contrapposizioni: in primo luogo, quella tra natura e storia; in secondo luogo quella tra indipendenza e dipendenza. Risulta comunque evidente che per Rousseau lo stato naturale è caratterizzato dall’assenza di ogni forma di dipendenza e di corruzione: l’uomo nello stato di natura è libero ed indipendente in quanto privo di relazioni con gli altri e di linguaggio; la storia invece ci presenta l’uomo come schiavo, bisognoso del riconoscimento e dell’appoggio degli altri. La dipendenza dagli atri uomini è quindi vista dal ginevrino come una catena, che assume diverse forme: la storia umana ha mostrato come la corruzione sia derivata dalle istituzioni, generando il male nella società.
Lo stesso concetto è espresso nella seconda lettera a Maleherbes: ‹‹Con quale chiarezza avrei fatto vedere tutte le contraddizioni del sistema sociale, con quale forza avrei esposto tutte le ingiustizie delle nostre istituzioni, con quale semplicità avrei mostrato che l’uomo è buono per natura e che solo per via di queste istituzioni diventa cattivo!››. La storia è la radice del male che corrompe la purezza della natura.
L’unico modo per evitare la corruzione e rendere legittima l’assenza di libertà è l’istituzione del ‘patto sociale’, unico mezzo che consente a ciascun uomo di rapportarsi con gli altri senza perdere la propria libertà individuale, perché ‹‹ciascuno di noi mette in comune la sua persona e tutto il suo potere sotto la suprema direzione della volontà generale; e noi tutti, in quanto corpo, riceviamo ciascun membro come parte indivisibile del tutto››.

L’interpretazione di Ernst Cassirer

Uno dei filosofi che rimase più affascinato dal Contratto Sociale è il neokantiano Ernst Cassirer, che sottolinea la novità apportata dal filosofo ginevrino relativamente al tema del male, nel suo saggio Das Problem Jean-Jacques Rousseau. Cassirer inserisce Rousseau nella tradizione della teodicea, sottolineando come la particolarità dell’autore del Contratto Sociale è l’occuparsi del male non in ambito metafisico, ma politico, affrontando la radice del male nella società: ‹‹L’uomo di società, che vive sempre fuori di se stesso, finisce per vivere solo nell’opinione degli altri; perfino il senso della sua esistenza gli viene partecipato soltanto per questa via derivata e mediata, per la via indiretta del giudizio degli altri››.
Il male umano si genera quando gli uomini giungono a contatto con gli altri e sentono il bisogno del riconoscimento altrui: in questo modo si crea una lotta per la supremazia, che genera il desiderio di prevalere sugli altri, radice della violenza che gli uomini usano tra di loro.
La distinzione posta da Rousseau tra homme naturel e homme artificiel non è certamente nuova: molti pensatori prima di lui avevano sottolineato, in modi diversi, la distinzione tra stato di natura e stato civile/convenzionale; ma secondo Cassirer l’idea del pensatore ginevrino si distingue dalle precedenti: per recuperare l’homme naturel non c’è bisogno di ritornare in età antiche o compiere un viaggio lontano, la distanza tra uomo naturale ed artificiale non è temporale né spaziale, ognuno di noi porta invece in sé l’immagine originaria dell’uomo, al di sotto degli involucri artificiali e convenzionali che lo avvolgono e che hanno portato alla caduta di ogni libertà e spontaneità, dato che ‹‹non siamo più noi a pensare e a giudicare: la società pensa in noi e per noi. Non abbiamo più bisogno di indagare la verità: essa ci viene posta in mano come una moneta coniata››.
Cassirer è estremamente interessato all’attualità del discorso di Rousseau: la sua società, come quella del filosofo ginevrino, gli appare corrotta, e anche la filosofia ha perso la sua schiettezza e il suo linguaggio originario. In questo modo la coercizione della società si estende non solo alle azioni esteriori ma anche ai pensieri ed ai giudizi.
>>FEDE

6 commenti:

  1. Il fatto che l'uomo possieda dentro di sé quella componente più istintiva, che precede la civilizzazione, è parte del pensiero lawrenciano, sicuramente influenzato da quello di Rousseau; l'unica differenza è che nel primo Lawrence si insiste molto di più sul ritorno alla Gemeinschaft, e dunque ad un'epoca passata, mentre successivamente anch'egli metterà molto di più l'accento sul fatto che la natura umana si basa su due aspetti, quello razionale, che egli chiama "Law", e quello istintivo, animalesco quasi, che designa col termine "Love". Perché la vita sia veramente vissuta e l'uomo non degeneri in una creatura mostrusosa e pericolosa per se stessa è necessario ritrovare l'equilibrio originario tra i due principi. Roby <^>

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  2. Il nostro amato Jean-Jacques è ancora più pessimista: la società attuale ha raggiunto questo livello di competitività e violenza così elevato perchè si è lasciato non solo prevalere ma completamente comandare l'uomo artificiale. Pertanto non spera in un equilibrio tra le due differenti parti dell'animo umano, ma addirittura una totale purificazione, un "ritorno alle origini" rappresentato dalla nota figura del buon selvaggio :D >> FEDE

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  3. Io ho parlato della teoria, ma la pratica è ben diversa: basta leggere alcuni saggi critici di Lawrence, tra cui "The Novel and the Feelings" o "The Novel" per rendersi conto che l'autore non riesce a contribuire all'equilibrio tanto auspicato ma a sua volta propende per uno degli aspetti, quello dell'istinto, che vuole riscattare dalla sottomissione alla razionalità, all'educazione, alla "civiltà". Per cui emergono contraddizioni evidenti nel suo pensiero. Roby<^>

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  4. La cosa interessante è che per Rousseau la violenza non è data dall'istinto selvaggio, quanto piuttosto dalla razionalità della società >>FEDE

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  5. L'amico arconatese di Andrea5 novembre 2011 alle ore 18:07

    Ciao Fede. L'articolo è molto bello e fornisce un quadro introduttivo abbastanza esauriente del pensiero-cardine di Rousseau. A tal proposito, mi piacerebbe integrare quanto hai chiosato con la sentenza: "la coercizione della società si estende non solo alle azioni esteriori ma anche ai pensieri ed ai giudizi", con uno spunto per, chissà, magari una delle tue prossime letture: l'autrice di cui ti vorrei parlare si chiama Mary Douglas e nel suo "How institutions think" giunge a conclusioni simili a quelle rousseauiane. L'aspetto più interessante della sua dottrina teorica sta nel fatto che, a differenza di Rousseau che affronta con piglio decisamente filosofico la questione, la Douglas è un'antropologa e correda di indagini socio-antropologiche tutte le sue tesi. Esempio: in un'istituzione politica non siamo noi a formulare opinioni morali - come, non so, è giusta l'eutanasia! - ma è la società ad esprimerle al posto della nostra coscienza individuale, e noi siamo solamente il supporto attraverso cui transita il pensiero istituzionale. Difatti, dice la Douglas, un signore dell'Ottocento aveva magari una concezione diversa del ruolo delle donne nella società e ciò non era imputabile a una retrograda propensione del suo animo ma al quadro generale dell'epoca che riteneva quasi impossibile la presenza di una voce che uscisse dal coro. E questo è solo uno degli esempi che la Douglas fa per teorizzare il condizionamento cognitivo della società sull'individuo. E' solo attraverso piccoli passi collettivi che il singolo cambia, evolve e si adegua....

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  6. Grazie per il consiglio e il commento pertinente :) sicuramente cercherò il prima possibile di aggiungere la Douglas alle mie conoscenze :D
    >>FEDE

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