giovedì 15 marzo 2012

IL POSTO DE' VERGOGNOSI: ANALISI DEL CAPITOLO XVI DEI PROMESSI SPOSI- Parte II

LA FUGA - PARTE II

Il dettaglio del pianto di Lucia ci serve a inquadrare un ulteriore problema che si affaccia proprio nel capitolo in analisi. In questa fase del romanzo non abbiamo ancora capito se Renzo sia da considerare un personaggio problematico e ben strutturato psicologicamente (come Lucia): l’irruenza e la scarsa riflessione sugli eventi che gli si sono rovesciati addosso lo avvicinano quasi a un Don Abbondio, il quale agisce sempre e solo in funzione del suo interesse, piatto, che non accenna ad evolvere. Tuttavia nel XVI capitolo qualcosa per Renzo cambia. È, se vogliamo, il primo momento in cui la parabola evolutiva del personaggio comincia a compiersi. Sebbene, infatti, segnali del suo carattere che non intende cambiare continuino a essere inviati al lettore («‐ Perché, se posso essere uccel di bosco, ‐ aveva anche pensato, ‐ non voglio diventare uccel di gabbia ‐» e ancora, più avanti, di fronte al convento di cappuccini: «‐ uccel di bosco fin che si può ‐»), altri inequivocabili arrivano all’occhio attento del buon osservatore:

"Ma siccome nel poco tempo che aveva avuto per meditare su’ casi suoi, gli erano passate per la mente certe idee su quello spadaio così obbligante, padre di quattro figliuoli, così, a buon conto, non volle manifestare i suoi disegni a una gran brigata, dove ce ne poteva essere qualche altro di quel conio. "

Soprattutto spicca il verbo risolvette: il giovane sta imparando dai suoi sbagli, la mente rielabora velocemente, ma con criterio, sui fatti che gli sono capitati. È il caso di dire che si sta facendo furbo in un mondo di furbi.

Un ultimo interessante dettaglio da analizzare è l’uso insistito di deittici: «andar là», «allontanarsi in fretta di lì», sintomatici dello spazio indefinito in cui Renzo si muove, disorientato.


CAPITOLO II

FIGURINE INCONTRATE PER VIA

Così a casaccio Renzo non può andare molto lontano. Occorre l’aiuto di qualcuno che gli indichi la via da seguire per uscire da Milano e raggiungere il cugino Bartolo a Bergamo.
Ora, gli sbirri lo stanno cercando, sulla sua testa pende una taglia e le notizie, si sa, volano in fretta. La domanda da porre è oltretutto di per sé alquanto scomoda: Bergamo si trova oltre i confini della giurisdizione lombarda e in giorni tumultuosi come quelli non è proprio insospettabile chi tenti di raggiungerla.

Il povero Renzo è allora costretto a «fare forse dieci giudizi fisionomici» per capire dall’aspetto il carattere dei passanti ai quali poter cavare un’informazione. Manzoni in poche righe ci dimostra la sua grandiosa abilità descrittiva con la quale sa costruire con precisione infallibile personaggi assolutamente secondari quanto assolutamente funzionali.

Quattro sono i malcapitati: il grassotto, lo scemo, il ragazzotto malizioso e il frettoloso. Quattro caricature che si inseriscono nella tensione della fuga e alleggeriscono il dramma, dando all’autore un angolo narrativo per giocare con gli strumenti della ritrattistica.

To be continued...

Elisa Carati

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