giovedì 1 marzo 2012

Risposta a Lupogrigio77

“Quando sento parlare di cultura, metto mano alla pistola.” Joseph Goebbels, Ministro della Propaganda del Terzo Reich


Tempo fa, su youtube, ho visto un video di Lupogrigio77, un blogger molto attivo sul fronte della politica. Finito di vederlo mi ripromisi di fare un video di risposta, cosa che ho sempre rimandato, fino a che, aperto questo blog, ho deciso di replicare con un post. Il titolo del video (http://www.youtube.com/user/Lupogrigio77#p/u/5/5T8Bzu2N1Sk), è “A cosa serve la cultura?”. Nel filmato, Lupogrigio racconta di un dialogo avuto su facebook con una professoressa di storia che utilizzava le proprie conoscenze, a suo dire, in modo fazioso. La professoressa sembrava voler piegare le sue conoscenze per motivi ideologici, omettendo alcuni particolari e amplificandone altri per far quadrare il suo discorso. Lupogrigio, che sicuramente non è un professore, ma ha approfondito con letture personali certi argomenti storici, ha capito l’uso politico che la professoressa stava facendo delle sue conoscenze, e si è indignato. Purtroppo non ho assistito alla conversazione in questione, quindi non posso sapere se la professoressa fosse davvero in malafede, ma mi voglio fidare di Lupogrigio. Il resto del video è ben riassunto dal titolo: “A cosa serve la cultura?”. In pratica, visto che esistono numerose persone che, per abbindolare quelli meno “colti” di loro, piegano le loro conoscenze storiche all’ideologia, secondo Lupogrigio sarebbe meglio finirla di insegnare queste materie (la storia e la filosofia), o insegnarle molto meno, e dare la precedenza a materie pratiche, che sono più pragmatiche di quelle discipline astratte e inutili, e possono avere un’applicazione immediata nella vita di tutti i giorni.
Premetto che, frequentando l’università, ho spesso incontrato studenti e professori (ma soprattutto studenti), che fanno un uso strumentale delle loro conoscenze storiche, quindi, in linea di massima concordo con Lupogrigio: il problema degli studiosi ideologizzati esiste. Quello che non condivido è la soluzione che Lupogrigio propone. Dire che, siccome qualcuno abusa della cultura per i suoi scopi, allora tanto vale insegnarla meno, sarebbe un po’ come dire: siccome c’è gente che usa i coltelli per sgozzare i parenti, allora è bene vietare l’acquisto dei coltelli. Il fatto che qualcuno faccia un uso sbagliato dei coltelli, non cancella l’indubbia utilità degli stessi. La medesima cosa si può dire per la cultura. Se qualcuno la utilizza male, non significa che questa sia necessariamente inutile o dannosa. Anzi, proprio per smascherare chi ne fa un uso fraudolento, è necessario “armarsi” di buone conoscenze e utilizzarle per difendersi. Lupogrigio ha capito che la professoressa faceva un uso ideologico delle sue conoscenze, proprio perché era sufficientemente informato per smascherarla. Quindi è evidente che la soluzione agli “abusi della cultura” (e soprattutto della storia) è esattamente opposta a quella proposta da Lupogrigio: non smettere di insegnare, ma insegnare di più, anzi, meglio. Arriviamo poi alla questione più importante: la domanda del titolo: a cosa serve la cultura? La risposta di Lupogrigio sembra chiara: a nulla o quasi. Ovviamente non sono d’accordo: la cultura, e in particolare la storia servono. Senza cultura non si può sperare di sviluppare un senso civico decente. Senza la cultura storica, si perdono di vista i fatti del passato, si cade nell’opinione, si è più manovrabili e plasmabili dai media. Anzi, proprio perché viviamo nell’era dei media, in cui veniamo quotidianamente bombardati da milioni di opinioni spazzatura, credo che una solida base culturale sia un vaccino contro il qualunquismo e il populismo galoppante che caratterizzano i nostri giornali, la televisione e la nostra politica. Non è un caso che i sistemi di istruzione nazisti prediligessero le attività pratiche a quelle intellettuali: l’obbiettivo era quello di formare masse di lavoratori efficienti e ubbidienti, la cultura, che insegna a pensare, era bandita o piegata dalla propaganda. Il sistema scolastico fascista, di cui Lupogrigio parla come di un sistema di “eccellenza”, era effettivamente molto valido, tanto che la riforma Gentile è considerata da tutti una delle migliori riforme della storia d’Italia. Ciò che, però, Lupogrigio non dice, è che l’istruzione fascista era molto diversa da quella nazista. Infatti, prevedeva l’insegnamento delle materie umanistiche (storia e filosofia in testa, ma anche latino e greco) agli studenti dei licei, cioè a quell’élite istruita e pensante che era destinata a divenire la classe dirigente.


Davide Colombini


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