lunedì 5 marzo 2012

Girard e Aron sulla politica di Clausewitz

Il seguente articolo rientra nella sezione "Discorsi Tesi", il cui obiettivo è presentare in breve il risultato di una ricerca, appunto la tesi di laurea, per fornirvi interessanti spunti da seguire per saperne di più sul tema trattato: ovviamente i pezzi non hanno lo scopo di darvi un quadro esauriente (che sarebbe impossibile fornire in poche righe, dato che ci è voluta un'intera tesi), ma dare il la per vostre future ed eventuali ricerche. Ecco il discorso della laurea triennale di >> FEDE, luglio 2011. Buona lettura!


L’articolo è basato sul confronto fra tre opere: il Vom Kriege, trattato di guerra del generale prussiano Carl von Clausewitz, vissuto tra il 1780 e il 1831, quindi in piena epoca napoleonica; Portando Clausewitz all’estremo, opera del 2007 di René Girard, antropologo e sociologo francese contemporaneo; e una raccolta di saggi scritti tra il 1972 e il 1980 da Raymond Aron, sociologo e giornalista francese, intitolata Clausewitz, in cui il Vom Kriege viene inserito nel contesto della Guerra Fredda.
La scelta di analizzare il testo di Clausewitz da parte di Girard è data dalle possibilità presenti nel Vom Kriege di supportare alcune delle maggiori tesi dell’antropologo francese, tra cui il meccanismo della mimesi del desiderio. Tale processo genera sia una volontà di imitazione che di superamento del modello-rivale. Questo meccanismo mimetico è visibile in una delle definizioni che Clausewitz dà della guerra nel primo capitolo del primo libro: la guerra è un duello più esteso che ha come scopo immediato imporre all’avversario la propria volontà. Per raggiungere lo scopo è necessario uno sforzo estremo, in quanto nella lotta uno contro uno i due contendenti non possono contare su un aiuto esterno, ma solo sulle proprie forze.
L’obiettivo di Girard è “finire” ciò che Clausewitz, razionalista, si vieta di seguire fino in fondo: ammettere che i conflitti reali sono assoluti e basati su una reciprocità violenta.
L’analisi di Girard evidenzia particolarmente solo uno dei due principali fattori che caratterizzano il conflitto in Clausewitz; l’altro elemento, quello strategico, viene esaminato con precisione da Aron. Punto di partenza della sua riflessione è un’altra definizione di guerra riportata nel primo capitolo del primo libro del Vom Kriege, quella che descrive il conflitto come continuazione della politica con altri mezzi. In effetti la guerra è il luogo della violenza estrema, ma la violenza non può costituire l’unico fattore nella direzione della guerra, perché bisogna tenere conto di altre cause, che Clausewitz etichetta con “frizione di guerra”, elementi contingenti ed improvvisi, come ad esempio le condizioni climatiche o lo scatenarsi di un’epidemia nell’esercito, che influenzano inevitabilmente le sorti del conflitto; perciò è necessaria la presenza di un’intelligenza guida, la politica, con il compito di decidere la tattica, che predispone e dirige i combattimenti, e la strategia, che li collega tra loro, secondo un preciso scopo politico.
Le riflessioni dei due sociologi francesi sottolineano l’originalità della distinzione clausewitziana tra guerra assoluta e guerra reale. Scopo della prima è annientare il nemico, costringerlo ad una pace secondo le nostre condizioni, scopo della seconda è sconfiggere l’avversario, ottenendo importanti conquiste da far valere nelle trattative di pace.
Aron sostiene la tesi che l’abbattimento del nemico e l’ascesa agli estremi della guerra assoluta sia una necessità logica, un concetto astratto: nel conflitto reale è la conduzione ragionata della guerra a farla da padrona. Girard al contrario afferma che l’inserimento della politica nella definizione di guerra sia un’opera di razionalizzazione del conflitto da parte di Clausewitz, il quale cercherebbe di porre un freno alla violenza estrema che lui stesso ha teorizzato nelle prime battute del suo trattato.
Se per Aron la Guerra Fredda è una chiara dimostrazione dell’importanza e dell’efficacia del ruolo della politica come freno all’ascesa agli estremi, per Girard, che pone particolare attenzione agli eventi dei nostri giorni, la guerra tra medio Oriente ed Occidente, combattuta attraverso il terrorismo, è un evidente esempio di come oggi i conflitti siano portati sempre più all’estremo.
Ciò che accomuna la Guerra Fredda ai giorni nostri è la concentrazione del destino dell’umanità si nelle mani di pochi uomini di potere, da cui gli altri si fanno passivamente guidare. Nietzsche parlava di “uomini senza orgoglio”, riferendosi a coloro che erano pronti a barattare la padronanza di decidere della propria vita, con la sicurezza di una vita lunga, comoda e agiata, perdendo così quel desiderio e quella volontà di farsi riconoscere dall’avversario. Oggi le cose non sembrano poi tanto diverse.




>>FEDE

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