giovedì 5 gennaio 2012

La Storia dell'Italia moderna di Giorgio Candeloro: gli sviluppi e i giudizi critici

Il seguente articolo rientra nella sezione “Discorsi Tesi”, il cui obiettivo è presentare in breve il risultato di una ricerca, appunto la tesi di laurea, per fornirvi interessanti spunti da seguire per saperne di più sul tema trattato: ovviamente i pezzi non hanno lo scopo di darvi un quadro esauriente (che sarebbe impossibile fornire in poche righe, dato che ci è voluta un'intera tesi) ma dare il là per vostre future ed eventuali ricerche. Ecco il discorso della laurea magistrale di Andrea Danile, maggio 2011. Buona lettura!

Questo lavoro si propone di analizzare la genesi, i riscontri critici ed il successo negli anni successivi della Storia dell'Italia moderna di Giorgio Candeloro, una maestosa opera composta da undici volumi rivolta e dedicata – come dichiarerà l'autore – a chiunque abbia intenzione di approfondire la storia del nostro paese dal Settecento fino all'anno 1950, al fine di capire al meglio la situazione del presente (si ricorda che l'autore realizza l'impresa tra gli anni 1956 e 1986): una fatica trentennale che non l'ha mai distolto dal suo obiettivo finale, nemmeno d'innanzi alla prematura morte della figlia (avvenuta durante la composizione del terzo volume), ma che anzi l'ha spronato a dare di più, aumentando la produzione dai sei inizialmente pianificati agli undici effettivamente realizzati.
Una fatica trentennale frutto di un illustrissimo esponente della scuola marxista – degno erede di Antonio Gramsci – che, prima di raggiungere l'apogeo con la sua opera ammiraglia, si è formato nell'ambiente fascista sotto la supervisione del suo maestro, Giovanni Gentile. L'ascesa intellettuale di questo grande storico, si compie nel ventennio che va dal 1931 al 1949, un lungo arco di tempo che vede l'ingresso nella sua vita di personaggi importanti come Gioacchino Volpe e come il già citato ministro dell'istruzione dell'epoca. E' importante prestare attenzione a tre figure importantissime, che hanno parecchio influenzato la sua crescita intellettuale, ovvero Joseph-Marie de Maistre (a cui Giorgio Candeloro dedicò la sua tesi di laurea), Paolo Paruta ed David Hume, nomi di punta dello “storicismo”, oltre a quella di Alexis de Tocqueville, verso cui il nostro storico del Risorgimento resterà a lungo fedele. Il suo operato si inserisce nel percorso delle “dottrine politiche nell'antichità”:interessante è il suo pensiero in merito al concetto di “classe politica” ed al rapporto tra il “modernismo” del liberalismo italiano e l'esigenza di un liberalismo “nuovo”. La sua vita intellettuale e non solo negli anni del dopoguerra, lo vedrà compiere scelte politiche e culturali non indifferenti, come l'abbandono della corrente neo-socialista – rea a suo modo di vedere di non aver adempiuto alle sue aspettative – in favore del comunismo – ideologia che poneva le basi, sempre secondo il suo pensiero, per una visione d'insieme alternativa a quella tradizionale.
Il suo lavoro è costituito da XI tomi: numerose furono ovviamente le recensioni sia sui quotidiani, sia sui periodici, sia in forma di saggi storiografici. Tra i nomi dei recensori è possibile trovare intellettuali come Raffaele Colapietra, Ernesto Ragionieri e Nicola Tranfaglia.
Inoltre con l'ausilio di interviste ed articoli estratti dai quotidiani del tempo, si può capire l'importanza della figura di Giorgio Candeloro e della sua maestosa opera: il successo della Storia negli anni successivi all'uscita dell'ultimo suo tassello ed il ricordo del suo autore dopo la morte (avvenuta tre anni dopo la redazione del medesimo), sembra permanere sempre più vivo ad oltre vent'anni dalla sua scomparsa persino, e a maggior ragione oggi che l'Italia compie i suoi 150 anni in quanto nazione unitaria. E allora “Auguri Italia”! Sicuramente anche da parte di Giorgio Candeloro.

Andrea Danile

Nessun commento:

Posta un commento