venerdì 13 gennaio 2012

LE NUOVE FRONTIERE DELL’ETICA

I recenti progressi del campo di ingegneria genetica e, in particolar modo, di interventi genetici su geni e gameti ci spingono a studiare attentamente non solo lo statuto morale e etico di tali sviluppi della scienza, ma anche i suoi effetti sulla società.
Nel tentativo di delineare con sufficiente chiarezza i problemi che sono sorti e che potranno sorgere nei prossimi anni e i dubbi che l’uomo – e in particolare il filosofo – è chiamato a risolvere, non si darà spazio, in queste poche pagine, alle risposte e ai possibili scenari, che verranno, invece, proposti nei successivi articoli.

Se la democrazia -intesa come l’intende l’Europa degli ultimi dieci anni- guarda al progresso e spinge ad esso ‘democratizzando la società’, è anche vero che questo processo va di pari passo con una crescita della libertà individuale, soprattutto in termini di etica. Tutti i bambini sono obbligati ad andare a scuola, a sottoporsi a controlli medici e vaccinazioni, ma, d’altra parte, l’individuo può scegliere liberamente di divorziare, di usufruire dei recenti sviluppi della chirurgia plastica, di prendere delle decisioni sui propri comportamenti sessuali. La democrazia si avvia a un progresso che si basa su un benessere più o meno orizzontale, e per questo è necessario che più individui possibili partecipino attivamente alla società, in un modo o nell’altro. Più individui usufruiscono del benessere, più individui lavoreranno per la società e, di conseguenza, il benessere aumenterà. Naturalmente questo meccanismo è assolutamente insufficiente a descrivere le vere dinamiche in gioco, anche quelle di questo modello di democrazia un po’ approssimativo, ma credo che ci basterà per capire le problematiche che sorgono con gli interventi genetici. Arriviamo subito al dunque: chi deve scegliere se intervenire sui geni di un possibile embrione? L’individuo o la società? Ovvero: i genitori o i medici?
Supponiamo che la vostra risposta sia: l’individuo, quindi i genitori. Ma ne siete proprio sicuri? Lasciare all’individuo una simile scelta, vorrebbe dire non avere, innanzitutto, nessun potere per arginare i capricci dell’uomo. Se due genitori avessero la possibilità di manipolare geneticamente il proprio figlio a loro rischio e pericolo, e quindi pagando privatamente la struttura di fiducia, questo vorrebbe dire:

1. Non avere nessun controllo sulla società
2. Rischiare di dividere e separare con un vuoto incolmabile due parti della società (quelli che possono permettersi gli interventi genetici- e quindi i ricchi- saranno anche i vincitori delle partite di calcio, i più bravi alunni a scuola, i più sani, insomma i ‘primi’ della vita, mentre i poveri continueranno ad avere figli disabili, o anche solo figli con una memoria normale, o che hanno bisogno degli occhiali per leggere)
3. Privare i ‘fragili’ del massimo supporto da parte della società (è chiaro che se su 100 bambini, 20 sono disabili, la società risponde in modo diverso rispetto al caso in cui su 100 bambini solo 1 è disabile - sia a livello di preparazione economica e infrastrutturale, sia a livello di preparazione umana e professionale)

Supponiamo ora che la vostra risposta sia: lo stato, ovvero i medici. Vi siete forse dimenticati i risultati e le conseguenze dell’eugenetica del secolo scorso? Anche senza arrivare a considerare il nazismo, che riuscì a peggiorare anche i più immorali programmi eugenetici, credete forse che i vecchi mezzi dell’eugenetica del Nord America e dell’Europa (sterilizzazione forzata, imposizioni su scelte riproduttive) siano leciti? Se sì, allora pensate a che cosa potrebbe comportare il fatto che lo stato si prenda la responsabilità di decidere chi deve sottoporsi a interventi genetici (con l’obiettivo di evitare la nascita di individui disabili che, oltre a implicare costi per la società, avranno sicuramente una vita piena di limitazioni, dolori e sofferenza):

1. La creazione di una società priva di disabilità (pensate che sia solo positivo?!)
2. L’impossibilità da parte di un genitore di decidere liberamente e quindi di seguire la sua particolare morale (che può, per esempio, essere influenzata da aspetti religiosi)
3. La creazione di un ‘Brave new World’ a tutti gli effetti

A questo punto, forse, è necessario fare un passo indietro e chiederci: è lecito manipolare gameti, geni, embrioni? Che cosa comporterebbe la risposta ‘sì’?

1. Non permettere l’esistenza di individui (nel momento in cui manipolo il gene di un individuo, avrò forse lo stesso individuo che avrei avuto prima? Non è forse il gene l’essenza -a livello biologico- dell’individuo?)
2. Infrangere il diritto di esistere di questi individui
3. La creazione di un ‘Brave new World’ a tutti gli effetti

Che cosa presuppone questo ‘sì’?

1. Che ci sentiamo pienamente responsabili sulla vita dell’individuo che sta per nascere, a tal punto che decidiamo sulla sua vita in modo irreversibile
2. Che ci arroghiamo il diritto di decidere quale vita è ‘degna di essere vissuta’ e quale no
3. Che pensiamo che ‘sofferenza’ sia peggio di ‘non essere’ (se pensiamo che l’individuo geneticamente modificato non sia più l’individuo di prima) o di ‘non sofferenza’ (se pensiamo che, al contrario, l’individuo continui a essere se stesso anche dopo l’intervento genetico). Credo che la questione iniziale sia quella di decidere se gli interventi genetici siano semplici ‘cure’ (come una vaccinazione o un intervento chirurgico agli occhi) oppure se debbano essere visti come impedimenti per l’esistenza di individui. Una volta chiarito questo passo, dovremmo poi chiederci su che basi possiamo decidere se una vita può essere degnamente vissuta. Ma questo non basta: non vi sembra che il tipo di discriminazione (o selezione) che tale scelta comporta sappia di ‘regressione morale’ ?
Forse sarà meglio cercare -innanzitutto- di capire qual è il vero gioco che si sviluppa aldilà della questione morale: un gioco di interessi che confliggono e che non sono mai univoci. Qual è l’interesse della società? E della democrazia? E dei genitori? Ma, soprattutto, quali diritti ha l’individuo prima di entrare a far parte a tutti gli effetti della società?

Vera Matarese originale su https://sites.google.com/site/phiperfilosofia/le-nuove-frontiere-dell-etica

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