lunedì 2 gennaio 2012

Quando gli anziani dicono "Viva il fascismo!"

Tempo fa, bazzicando per Facebook, mi sono imbattuto in una discussione politica come tante, un dialogo fra due persone di opposta fazione. Ad un certo momento, uno dei due, schifato dalla politica attuale, scriveva:”Chiediti perché la maggior parte degli anziani dice che si stava meglio quando c’era uno solo [a governare]“.La frase, che in realtà avevo letto o sentito già in diverse occasioni, mi ha fatto pensare all’importanza della valutazione delle fonti storiche (in particolare alle fonti orali dirette, come le testimonianze dei sopravvissuti al fascismo) e alla confusione che le circonda nell’opinione comune di molti cittadini.Sicuramente le fonti derivate da interviste rilasciate anni dopo un certo evento da testimoni diretti, o le memorie (o i diari) scritte dai protagonisti di una certa vicenda anni dopo la vicenda stessa, sono le fonti più delicate da maneggiare e, sembra un paradosso, spesso sono le meno attendibili.Come mai la testimonianza ritardataria di un testimone diretto è una fonte poco attendibile? Cercherò di spiegarlo rimanendo sull’esempio della frase iniziale: la testimonianza di numerosi anziani che oggi, nel 2011, affermano che durante il fascismo si stava meglio.Innanzitutto bisogna considerare che le affermazioni sono fatte oggi, nel 2011, e sono viziate da parametri di giudizio e confronti con l’attualità; se le stesse parole di elogio del governo fascista si fossero trovate su un diario scritto nel ’34, la cosa sarebbe ben diversa.Diamo un’occhiata all’età degli “intervistati”: se consideriamo anziani coloro che hanno più di 70 anni fino a un massimo di 90, considereremo allora le generazioni nate fra il 1921 e il 1941. I più anziani, quelli cioè che nel 2011 hanno 90 anni, nel 1943, alla fine del regime, hanno al massimo 22 anni. Tutti gli altri erano più giovani.La prima osservazione viene spontanea: di tutti i testimoni, i più attendibili saranno i più anziani, poichè gli altri erano, ai tempi del fascismo, a malapena adolescenti. Come mai la testimonianza dei ricordi di un bambino o di un adolescente non è attendibile? Non è detto che non lo sia (bisognerebbe analizzare caso per caso), ma è evidente che la natura umana tende a idealizzare il passato e a provarne, conseguentemente, nostalgia: è difficile, infatti, trovare qualcuno che non rimpianga la sua infanzia…poco importa se ai tempi si era poveri, in guerra e sotto una dittatura piuttosto che in un paese ricco e pacifico.A questo punto vi chiederete:”Possibile che l’idea di una vita migliore sotto il fascismo sia derivata semplicemente dall’idealizzazione del passato?”Buttando un occhio alla storia dell’immediato dopoguerra, troveremo forse delle riposte interessanti. Molti di questi che durante il fascismo erano bambini o adolescenti, nell’immediato dopoguerra, avevano solo una ventina di anni. Erano quindi giovani votanti sicuramente coinvolti nel clima di grande partecipazione politica che pervase l’Italia del dopoguerra. L’idea del “si stava meglio quando si stava peggio” di longanesiana memoria potrebbe aver in qualche modo influenzato il ricordo di questi giovani. Il Borghese era un giornale d’élite, ma la sua influenza nella cultura italiana dell’immediato dopoguerra fu tale, da radicarsi nel linguaggio parlato (“si stava meglio quando si stava peggio”, l’appellativo “alla borghese” riferito alle immagini satiriche, ecc). Anche l’opera di Giannini dall’organo del Fronte dell’Uomo Qualunque, potrebbe essere ascritta alla stessa categoria. Il qualunquismo ebbe un forte impatto (mediatico ed elettorale) negli anni immediatamente successivi alla guerra. Nonostante le differenze ideologiche, nonostante i diversi fini (satirici per il primo, elettorali per il secondo), Longanesi e Giannini possono essere posti sullo stesso piano. Entrambi fortemente anticomunisti, entrambi avversi alla nascente partitocrazia e, forse inconsciamente, entrambi vagamente nostalgici. Tornando quindi ai nostri anziani, è secondo me lecito chiedersi se certi giudizi sul fascismo siano una sorta di “ricordo indotto” da campagne mediatiche semi-nostalgiche come quelle di Longanesi e Giannini? Può darsi. Ora sommate il ricordo indotto nel dopoguerra con l’idealizzazione del passato, inevitabile in ogni individuo, ed avrete un anziano che nel 2011 rimpiange il fascismo.

Davide Colombini
originale su http://bimunada.wordpress.com/2011/09/30/quando-gli-anziani-dicono-viva-il-fascismo/

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