lunedì 7 novembre 2011

BERTRAND RUSSELL: vita e messaggio

BERTRAND RUSSELL, il pacifista: «l’amore è saggio, l’odio è folle»

Quello che vi sto per proporre è un mio breve scritto che racconta la vita e che raccoglie diverse frasi per cui è divenuto famoso il celebre filosofo, matematico, pubblicista e letterato britannico Bertrand Arthur William Russell. Tutto ciò che è contenuto qui sotto è interamente documentato poiché carpito dalla voce ad egli dedicata contenuta nella Nuova Enciclopedia Universale della Fabbri Editori e da alcuni filmati autentici disponibili in rete con Russell stesso
che viene intervistato. Ribadito ciò, spero che troviate il mio articolo di vostro gradimento e che vi sia utile per conoscere e capire questa brillante figura intellettuale del secolo passato che personalmente ritengo un padre dell’umanità, non solo per le opere accademiche, ma soprattutto per il suo impegno umano, come avrete modo tra poco di appurare. Auguro a tutti buona lettura e invito a manifestare i giudizi con la civiltà e l’umanità che rendono tali le persone di grande umanità: anche Russell avrebbe preferito così. Grazie in
anticipo.

BREVE BIOGRAFIA ED OPERE
Bertrand Russell nasce a Trelleck, nel Galles, il 18 maggio 1872. Dopo aver conseguito la laurea a Cambridge ne divenne lettore nel periodo dal 1910 al 1916, per poi venire privato di tale carica a causa del suo atteggiamento d’intransigente pacifismo assunto durante il periodo in cui
imperversò nel mondo la Grande Guerra: ma non si limitò a pagare solo con tale estromissione, poiché – per la stessa accusa di pacifismo – subì l’arresto con relativi sei mesi di carcere nel 1918. Finita la guerra, due anni dopo si trasferì prima in Russia e poi a Pechino. Dopo di che ritornò a Londra dove – tra il 1927 ed il 1932 – aprì una scuola per bambini ispirata ai fondamenti della pedagogia progressista. Nel 1938 divenne professore di filosofia all’Università di Chicago, nel 1939 all’UCLA, fino al 1940, anno in cui venne chiamato al City College di New York, nel quale vi rimase fin quando non troverà sulla sua strada un’accesa ostilità puritana verso le sue idee. L’anno 1950 fu però – dopo tante amarezze – quello della sua consacrazione e dei riconoscimenti dalla comunità scientifica, tant’è che ricevette il Nobel per la letteratura in merito alla sua filosofia, la quale verteva sull’ideale del rigore scientifico. Il successo riscosso da Russell nei confronti del grande pubblico non si limitò però solamente alle sue trattazioni logico-epistemologiche, bensì anche a quelle socio-politiche: non ci si può infatti esimere dal ricordare questo grande uomo per diverse ragioni quali la sua difesa nei confronti degli ideali del liberalismo classico e le sue condanne verso ogni forma – sia nuova che vecchia – di oppressione e dominio totalitario e tecnologico. Palese nelle sue opere la difesa della cultura manista e della razionalità dalle superstizioni politiche e religiose. Fra le sue più significative sono degne di menzione: I Principi della Matematica (1903) – sviluppati con A. N. Whitehead nei tre volumi dei Principia mathematica (1910-1913) –; L’Analisi della Mente (1921); l’Indagine su Significato e sulla Verità (1940); La Conoscenza Umana: il suo Scopo e i suoi Limiti (1948). Fra le altre abbiamo: Le Prospettive della Civiltà Industriale (1923); A Cosa Io Credo (1925); Perché non sono Cristiano (1927); Libertà e Organizzazione 1814-1914 (1934); Il Potere. Nuova Analisi Sociale (1938); Che Cos’è la Democrazia (1953). Morirà in età veneranda a Penrhydentraet, nel suo natio Galles, il 2 febbraio 1970: pochi mesi dopo avrebbe compiuto il suo novantottesimo compleanno.

IL MESSAGGIO CHE HA VOLUTO LASCIARCI
In un’intervista del 1959, alla domanda su quale messaggio avrebbe lasciato ai posteri, Russell diede una risposta davvero significativa articolata in due parti, una intellettuale ed una morale. La prima si riferì a tutti coloro i quali s’approcciano nello studio (anche di filosofie, come aggiunse) intimandoli ad interrogarsi sempre sui fatti e sulle verità che essi sostengono: mai bisogna farsi sviare – sostenne – dalle proprie credenze, né dai vantaggi sociali che da esse possano mai di conseguenza scaturirvi (semmai esistano persone pronte a credervi). La seconda – assai poetica – introdusse dicendo testualmente che «l’amore è saggio, l’odio è folle» e ribadendo indispensabili valori quali la carità e la tolleranza per il diverso, indispensabili per «vivere insieme e non morire insieme»: valori vitali per la sopravvivenza dell’umanità sulla terra.

Andrea Danile

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