giovedì 16 febbraio 2012

I Chipolopolo sul tetto d’Africa


Si è conclusa domenica la 28esima edizione della Coppa delle Nazioni africane (meglio nota al pubblico europeo come Coppa Africa). Un’edizione dalle mille sorprese, dove tutto è stato insolito.
A cominciare dai paesi ospitanti, il Gabon e la Guinea Equatoriale, che hanno organizzato la manifestazione per la prima volta. Ma le vere sorprese erano cominciate molto prima, già nella fase di qualificazione. Infatti molte delle squadre più blasonate del continente hanno clamorosamente mancato la qualificazione alla fase finale. Se sulle sorti dell’Egitto, vincitore delle ultime tre edizioni, hanno pesato oltremodo gli eventi politici che hanno sconvolto la nazione egiziana e tutto il Nordafrica negli ultimi mesi (eventi che non hanno comunque impedito alle due nazioni più interessate da disordini locali, la Tunisia e la Libia, di qualificarsi), ha molto sorpreso l’assenza di altre nazioni come il Camerun, la Nigeria, il Sudafrica. Il risultato è stato che solo cinque delle sedici nazionali qualificate avevano vinto precedentemente la coppa e solo una (la Tunisia nel 2004) l’aveva fatto negli ultimi vent’anni. Ma soprattutto l’assenza delle squadre citate spianava la strada alle due grandi favorite del torneo, la Costa d’Avorio e il Ghana che venivano indicate da tutti come le finaliste predestinate della competizione. Quest’anno sembrava l’occasione giusta per una di queste due squadre per legittimare il proprio predominio sul continente.

 Ma si sa che nei grandi tornei i pronostici non vengono quasi mai rispettati. E alla fine a sollevare il trofeo al cielo sono stati i giocatori dello Zambia, che partiva con il titolo di possibile outsider del torneo, avendo raggiunto i quarti di finale due anni fa, ma per la quale era difficile prevedere anche nella più ottimistica delle previsioni un risultato migliore delle semifinali. I Chipolopolo (proiettili di rame), come sono chiamati i giocatori della nazionale dell’Africa australe, hanno stupito tutti dimostrando un’organizzazione tattica impeccabile, sotto la guida di una vecchia volpe come il francese Hervé Renard, e grazie anche alle doti naturali di rapidità nelle ripartenze, hanno messo al tappeto uno dopo l’altro tutti gli avversari con un gioco non certo spettacolare ma straordinariamente efficace. Lo Zambia ha dimostrato di essere una squadra solidissima già nelle prime partite andando a vincere il gruppo A, che ha visto il flop del Senegal, per poi sconfiggere il Sudan nei quarti di finale. Ma è dalle semifinali che i giocatori zambiani hanno realizzato il miracolo, battendo una dopo l’altra le due favorite: prima il Ghana per uno a zero in semifinale, quindi in finale è arrivata la vittoria ai calci di rigore sulla Costa d’Avorio delle stelle Drogba, Kalou, Yaya Touré e Gervinho. 

 
Il trionfo dello Zambia, oltre che storico poiché è il primo nella competizione, ha anche un grande significato simbolico per il luogo nel quale è avvenuto. La finale infatti si è giocata a Libreville e il pensiero dei giocatori in campo e degli appassionati non poteva che tornare a vent’anni fa, quando nel 1993 un terribile incidente aereo a pochi chilometri proprio dalla capitale del Gabon metteva tragicamente fine alla vita di tutta la nazionale dello Zambia, in volo per giocare una partita di qualificazione ai mondiali. Si trattava di una delle squadre africane più forti di quegli anni, che l’anno dopo avrebbe incredibilmente raggiunto, con una squadra completamente ricostruita, la finale della Coppa Africa, persa contro la Nigeria. L’ultima, prima di quest’anno. In questo senso è stato bellissimo vedere festeggiare in campo con i giocatori anche Kalusha Bwalya, attuale dirigente della Federcalcio zambiana e stella di quella nazionale, per puro caso scampato alla tragedia (i tifosi italiani lo ricordano per la tripletta che ci rifilò nello storico 0-4 subito ai Giochi Olimpici di Seoul ’88). Ad ogni modo la vittoria dello Zambia è stata la rivincita del calcio africano in senso puro, con una formazione che ha dimostrato di essere “squadra”, su una squadra come la Costa d’Avorio piena di stelle provenienti dai campionati europei, ma ancora una volta dimostratasi incapace di fare quel passo decisivo per la vittoria una volta arrivata in finale. I giocatori dello Zambia sono praticamente degli sconosciuti (solo due giocano in Europa in campionati piccoli come quello svizzero o la serie b russa!) ma la squadra ha messo in luce dei talenti invidiabili come il capitano Christopher Katongo e i giovani Mayuka, Chamanga e Kalaba. Giocatori che potrebbero fare comodo a molte squadre europee.

 
Un grande trionfo per una nazione, una grande occasione fallita per un’altra, la Costa d’Avorio e per Drogba in particolare, per il quale si vociferava di un possibile addio alla nazionale alla fine del torneo. Chissà che ora non ci ripensi. Sicuramente la sconfitta ivoriana pesa molto sulle spalle del giocatore del Chelsea, trascinatore della squadra che ha però fallito proprio in finale un rigore che avrebbe potuto dare la vittoria ai suoi (salvo poi rifarsi, ma inutilmente, nella serie finale).

 
Per il resto, è stata confermata l’idea della Coppa africa come festa di popolo e dei popoli africani, un torneo colorato e festoso dove il pubblico è sempre protagonista. Anche se in questo caso gli stadi sono rimasti più vuoti del solito. Ma comunque la cornice intorno alle partite ha riscattato un livello tecnico della competizione non certo eccelso (la stessa finale è stata emozionante e tesa sul piano agonistico ma non bella). Ed è stata comunque una grande festa nazionale per i due paesi ospitanti, fermatisi entrambi ai quarti di finale che rappresenta comunque un risultato di grande prestigio (soprattutto per la Guinea Equatoriale che era uno dei tre Paesi al debutto assoluto nella manifestazione, insieme al Niger e al Botswana).

L’occasione per tutte le squadre per rifarsi e per gli appassionati per seguire un’altra Coppa africa non tarderà: la competizione infatti passa dagli anni pari a quelli dispari, per evitare la concomitanza con i Mondiali e quindi, pur rimanendo a cadenza biennale, avremo una nuova edizione già l’anno prossimo. Appuntamento quindi in Sudafrica nel 2013 per una nuova festa del calcio africano e congratulazioni ai Chipolopolo campioni d’Africa!


/Fabio/

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