venerdì 24 febbraio 2012

STAY TUNED! GENTLE GEORGE

Oggi apriamo la nuova rubrica musicale Stay Tuned!, che potremmo considerare già inaugurata con l'articolo I Pink Floyd e Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band, primo post del nostro blog, risalente al 3 ottobre 2011. Ma c'è un motivo se la apriamo oggi e non l'abbiamo fatto prima: ora ci proponiamo infatti di esplorare il mondo della musica in modo continuativo, con un appuntamento al mese che si occupi di figure che hanno segnato la storia della musica contemporanea, di modo che più lettori possibili possano venire a conoscerle con regolarità ed eventualmente approfondirne la conoscenza con ricerche personali e soprattutto con l'ascolto dei brani più significativi. Buona lettura, buon ascolto e... STAY TUNED!

GENTLE GEORGE


Dopo diversi mesi di pausa, torniamo a parlare di musica (e di Beatles naturalmente!) in occasione di un anniversario speciale: il 25 febbraio 1943 ( o il 24, come sosteneva lui ) nacque infatti George Harrison, il Beatle dolce e gentile, “the Quiet One”, che non raggiunse mai la fama degli illustri colleghi John Lennon e Paul Mc Cartney ma regalò ai Beatles e al mondo capolavori come Something, Here comes the sun, While my guitar gently weeps.

La sua non è una storia come tante altre, ma quella di un abile chitarrista di Liverpool che in poco tempo si trovò catapultato in un mondo che un po’ lo affascinò, perché certamente non credeva che sarebbe capitato proprio a lui di fare una miriade di concerti in pochi anni, i Favolosi anni amburghesi, e diventare di lì a poco il chitarrista della band più famosa e amata al mondo, ma certo lo scombussolò parecchio, tanto da distaccarsene pian piano per cercare un mondo più vero e spirituale.

Il mondo che gli fece conoscere Ravi Shankar, eccezionale suonatore di sitar incontrato durante il viaggio in India del 1966, senza il quale Harrison affermò che sarebbe diventato “un vecchio scemo e noioso”. Questo incontro fu per lui di grande stimolo: diverse volte tornò in India anche senza gli altri Beatles, e grazie all’apporto della cultura indiana si dedicò a varie sperimentazioni musicali, come la colonna sonora Wonderwall Music e un pezzo elettronico di grande interesse, Electronic Sound.

Il legame con Ravi Shankar si consolidò sempre più, tanto da passare da una semplice ispirazione nella composizione di canzoni come Within you without you, in cui affascina l’evocativo suono del sitar, che Harrison fu tra i primi a inserire nella musica occidentale, a vere e proprie collaborazioni, come quella che diede vita al primo concerto di beneficienza della storia del rock, tenutosi a New York in occasione della guerra civile tra Pakistan e India nel 1971, che portò alla formazione dello stato del Bangladesh. Harrison si impegnò molto per la causa, riuscendo a ottenere la collaborazione di musicisti di grande calibro come Bob Dylan ed Eric Clapton.

Fu un successo davvero clamoroso, che attirò un pubblico numeroso ed entusiasta ma che purtroppo non diede aiuti particolarmente significativi ai profughi della guerra civile per problemi sollevati dal fisco americano. Harrison però non si diede per vinto e continuò la sua attività benefica, come mostra l'istituzione nel 1973 della Material World Charitable Foundation, a cui donò i proventi dell’album Living in the Material World.

I successivi anni trascorrono tra apparizioni pubbliche sempre meno frequenti e due passatempi che appassionano molto Gentle George: la formula 1, che gli permise di coltivare e consolidare l’amicizia con il pilota scozzese Jackie Stewart, e il giardinaggio. È un periodo in cui Harrison cerca di distaccarsi il più possibile dal mondo della ribalta: proprio del disagio provocato dalla fama parlerà nell’autobiografia I me mine, pubblicata nel 1979.

Per questo motivo negli anni ’80 il chitarrista si dedicò per lo più al cinema, con una propria casa di produzione, la Handmade Films, che collezionò sia successi sia insuccessi e dovette chiudere nel 1994. Il fronte musicale invece si rivelò deludente: fu un fiasco tremendo l’album Gone, per cui Harrison non volle nessuna promozione, mentre nel 1987 poté tirare un sospiro di sollievo con Cloud Nine, per il quale si avvalse della collaborazione di Ringo Starr, oltre che di Eric Clapton ed Elton John. Da segnalare la canzone When We Was Fab, il cui videoclip gli permise di essere premiato al Festival di Sanremo 1988 per il “Miglior Video dell’Anno”.

Gli ultimi anni della sua vita trascorsero tra altri progetti musicali, come quello dei Traveling Wilburys, cui parteciparono anche Bob Dylan e Roy Orbison, e la necessità di far fronte alle sempre peggiori condizioni di salute, tanto che non fu l’aggressione subita una notte del lontano 1999 da uno squilibrato, come era accaduto all’amico e collega John Lennon, a provocargli la morte, ma un tumore al cervello, che se lo portò via all’età di 58 anni nel 2001.

Da ben 10 anni il mondo piange la sua chitarra gentile, che tra tante meravigliose canzoni ha composto anche Within you without you, una delle più belle dell'album Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band, quella che più di tutte mostra il forte desiderio di distaccarsi dal mondo materiale per capire che la vita scorre al di fuori e insieme a noi.


http://www.youtube.com/watch?v=ljnv3KGtcyI


WITHIN YOU WITHOUT YOU
We were talking about the space between us all
And the people who hide themselves behind a wall
Of illusions, never glimpse the truth, then it's far too late
When they pass away

We were talking about the love that's grown so cold
And the peolpe who gain the world and lose their soul
They don't know, they can't see, are you one of them?

Try to realise it's all within yourself, no one else can make you change
And to see you're really only very small and life flows on within you and without you

We were talking about the love we all could share
When we find it to try our best to hold it there
With our love, with our love we could save the world
If they only knew

When you've seen beyond yourself then you may find peace of mind is waiting there
And the time will come when you see we're all one and life flows on within you and without you

DENTRO DI TE SENZA DI TE
Parlavamo della distanza tra noi tutti
E delle persone che si nascondono dietro un muro
Di illusioni, non afferrano mai la verità, poi è troppo tardi
Quando muiono

Parlavamo dell'amore che si è congelato
E delle persone che conquistano il mondo e perdono la loro anima
Non capiscono, non possono vedere, sei uno di loro?

Prova ad accorgerti che ogni cosa è in te, nessun altro può farti cambiare
E a capire che sei davvero molto piccolo e la vita scorre ancora dentro di te e senza di te

Parlavamo dell'amore che tutti potremmo condividere
Quando lo troviamo facciamo del nostro meglio per trattenerlo
Col nostro amore, col nostro amore potremmo salvare il mondo
Se solo lo sapessero anche loro

Quando hai guardato al di là di te stesso allora potresti trovare la pace dell'anima ad attenderti
E arriverà il tempo in cui capirai che siamo tutti un'unica cosa e la vita scorre ancora dentro di te e senza di te






Roby <^>

1 commento:

  1. Per chi volesse conoscere un po' di più la vita di Harrison, consiglierei la visione di un documentario di Scorsese, "Living in tha material world" uscito verso novembre.

    Maui

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